A Palazzo Boncompagni una mostra di quaranta opere dell’artista crea una simbiosi con la dimora di Papa Gregorio XIII che diventa protagonista, tra luce, spazio e forma, assieme alla sua proprietaria e animatrice. Un modo per riflettere, come in uno specchio, il nostro tempo e il nostro presente
Dal 4 febbraio al 30 aprile 2025 Palazzo Boncompagni presenta “Alfredo Pirri. Ritratto di Palazzo” una straordinaria rassegna, pensata e creata dall’artista con lavori perlopiù realizzati appositamente per il cinquecentesco Palazzo bolognese, uno dei gioielli architettonici della città, dimora di Papa Gregorio XIII, noto tra l’altro per aver introdotto il calendario gregoriano. Dopo le mostre dedicate a Michelangelo Pistoletto, Marino Marini, Aldo Mondino, Mimmo Paladino, ancora una volta Palazzo Boncompagni propone una rassegna che esalta la poetica di un grande artista contemporaneo: in questo caso la magica permeabilità tra le strutture architettoniche dell’edificio e le forme traslucide che Alfredo Pirri ha disposto negli ambienti, creano un sorprendente e inedito “ritratto di Palazzo”, da cui il titolo di un’esposizione che si snoda dalla Sala Del Papa al loggiato, dalle salette laterali alle tre nuove sale aperte al piano terra, appena restituite all’uso espositivo, fino alla Scala del Vignola.
A cura di Lorenzo Balbi e Silvia Evangelisti, la rassegna presenta una quarantina di opere, antologiche e site specific, riflettendo in tutti i suoi spazi gli elementi centrali dell’arte di Pirri – tempo luce spazio e forma – che vivono in perfetta armonia con gli ambienti che li ospitano. Installazioni, sculture, bozzetti, modelli architettonici, dipinti e disegni dell’artista abitano letteralmente il Palazzo, in esso si specchiano così come il Palazzo si specchia nelle opere. Pirri infatti costruisce un’esperienza immersiva in cui il luogo, con la sua storia e il suo fascino architettonico, diventa protagonista al pari delle opere dell’artista. A rafforzare questa simbiosi la scelta di rendere l’archivio dell’artista parte integrante della mostra, sottolineando la natura circolare del tempo e delle idee per un’esposizione che rappresenta un dialogo intenso tra architettura, memoria e percezione, non solo un omaggio al passato, ma un modo per mantenerlo vivo e rilevante nel presente, da vivere in modo consapevole e aperto.
La struttura della mostra segue una precisa logica narrativa, suddivisa in ambienti che si trasformano in atti di un racconto. Ogni stanza non è solo uno sfondo, ma una parte attiva della composizione. E anche il “ritratto” che Pirri “dipinge” non è mai statico: è fatto di luce, riflessi, ombre e movimento in una sfida al visitatore a trovare il proprio posto in una trama in cui nulla è mai definitivo. Il percorso si apre con la sorprendente installazione Passi, realizzata più volte dall’artista in modo sempre differente in relazione al luogo, una delle quali proprio a Bologna, durante Arte Fiera 2005, nell’ipogeo di Villa Guastavillani, residenza del Cardinale Filippo Guastavillani, la cui madre Giacoma era sorella di Ugo Boncompagni, Papa Gregorio XIII, che lo nominò cardinale nel concistoro del 1574. L’installazione, in questo caso riprende vita nella Sala papale di Palazzo Boncompagni, con i suoi splendidi affreschi, e ne muta la percezione, creando nuove visioni ed emozioni inedite. Il pavimento di specchi frantumati, realizzato con una performance di cui è stata protagonista, con l’artista, la proprietaria del Palazzo, Paola Pizzighini Benelli, riflette le grottesche e i dipinti del soffitto. L’installazione invade lo spazio, lo moltiplica e lo divide, rovescia le prospettive, capovolge l’alto e il basso, rompe la visione e la ricompone. Ferma il tempo mentre lo moltiplica in questo simbolicamente evocando il tempo di Papa Gregorio, che “creò”, con il suo calendario, il tempo moderno.
Il percorso continua nelle tre salette, rossa, gialla e verde che affiancano il salone, dove la prima stanza, più intima e progettuale, mostra gli schizzi preparatori di “Passi”, mentre le altre due espongono opere che si espandono nello spazio, con grandi pannelli a graffite e gli acquarelli che rappresentano la creazione dell’opera come se l’artista desiderasse condividere con i visitatori la genesi della sua installazione, raccontando visivamente l’idea che la presiede e i diversi passaggi che si sono succeduti fino alla sua realizzazione. La visione dell’artista è espressa da Cure maquette/scultura in rame brunito che accoglie i visitatori della mostra, modello scultura dell’installazione esposta alla Biennale di Venezia del 1988. Il “ritratto” prosegue nell’ampio loggiato, uno spazio aperto dove le forme sono “strutture architettoniche” che, lontane dall’invaderlo, vivono la stessa ariosità della Loggia. Poggiate sul prezioso pavimento a veneziana le opere di Pirri, alcune preesistenti altre create appositamente, creano un percorso visivo ed emotivo di colori e rifrazioni iridescenti, in modo da scandire percettivamente il tempo del luogo attraverso presenze scultoree differenti ma tra loro in perfetta armonia. La luce naturale diventa complice dell’opera, variando la percezione in base al momento della giornata. La leggera architettura della Scultura modello Compagni e Angeli e la gentile geometria de Le jardin féerique – poetico “giardino delle fate” di lastre sovrapposte di plexiglass che rinserrano una moltitudine di piume – si uniscono alla scultura costruita per la rassegna Arie per Palazzo Boncompagni, con le grandi lastre di vetro colorato e piume naturali creando una sorta di hortus conclusus. Il percorso approda poi al suggestivo Progetto per un interno rosso, una sorta di “scatola magica” che da lontano appare come una rigorosa struttura geometrica ma che svela il proprio segreto quando ci si avvicina e si guarda dentro: ecco aprirsi una grande piazza rossa popolata di persone, rosse anch’esse, dimensionate alla scala della piazza, immaginario progetto di un ampio spazio aperto di un chilometro per lato.
Sin dagli anni ’80, nei suoi primi lavori di Pirri sono “oggetti di riflessione” sul tempo, sulla luce, sullo spazio, su come ciascun elemento interferisca con l’altro, sulla mutazione che la luce opera sullo spazio, su come questo interagisca col tempo, nella sua dimensione più concreta: il tascorrere della vita – dichiara la curatrice Silvia Evangelisti – La ricerca dell’ artista-architetto Pirri, è portatrice di un esprit de geométrie del tutto particolare: la razionalità della mente viene “contaminata” dall’emotività del colore; l’occupazione fisica dello spazio è alleggerita dalla levità dell’aria che pare far galleggiare le piume; la certezza delle forme è messa in dubbio dalla diafana luminescenza dei materiali. E tutto a creare quella speciale condizione che definiamo armonia: armonia delle parti col tutto, di ogni singola opera con le altre, e di tutte con le architetture e le decorazioni dello storico edificio che le ospita”.
Fondamentale tassello di questa costruzione l’installazione RWD-FWD, opera in progress per la prima volta esposta nelle tre nuove stanze al piano terra di Palazzo Boncompagni, denominate Boncompagnina, appena restituite all’uso espositivo. Anticamente occupate da archivi, questi spazi oggi tornano ad ospitarne uno particolarissimo, che Pirri va realizzando da anni come testimonianza di tutta la sua attività artistica, raccogliendo dagli anni ’80, oltre 1500 documenti di ogni natura (fotografie, progetti, disegni preparatori, cataloghi, articoli, manifesti) relativi alla sua vita di artista. Una scelta che può apparire singolare, in un tempo connotato dall’informatica: ma in realtà RWD-FWD non è solo un archivio, è un autoritratto in divenire, un gesto di conservazione e trasformazione che riflette il modo di essere di Alfredo Pirri, la sua continua ricerca sul metodo e sul tempo, il culmine del dialogo tra memoria e futuro. Parte integrante del progetto artistico anche l’installazione video Ritratto di Palazzo con signora, che documenta la performance realizzata dall’artista assieme alla proprietaria del Palazzo, Paola Pizzighini Benelli, protagonista in un gesto potente e simbolico: la rottura del pavimento di specchi nella Sala Del Papa, accompagnata da Pirri nel ruolo di “servo di scena”
La rassegna di Palazzo Boncompagni rappresenta un dialogo intenso tra architettura, memoria e percezione ed è un esempio di come l’arte possa reinterpretare e rivitalizzare il patrimonio storico, trasformando un luogo in un’esperienza sensoriale e intellettuale – dichiara Lorenzo Balbi – Con il titolo evocativo “Ritratto di palazzo”, si collega idealmente al romanzo “Ritratto di signora” di Henry James, che ha ispirato l’artista nella scelta del titolo della mostra e della performance “Ritratto di Palazzo con signora”. La “signora” è Paola Pizzighini Benelli, proprietaria e animatrice di Palazzo Boncompagni. Figura carismatica e profondamente legata alla storia e alla vitalità di questo luogo, Paola non è solo la padrona di casa, ma anche l’anima che lo anima. È lei a fare da filo conduttore tra il passato illustre del Palazzo e il suo presente come sede di eventi e mostre. La performance della rottura del pavimento di specchi non è un semplice atto scenico, ma un’azione densa di significati. Lo specchio, elemento chiave nell’opera di Pirri e simbolo di riflessione e fragilità, viene qui distrutto in un atto che evoca la liberazione dai vincoli del passato e l’apertura verso nuove possibilità”.
Credo che un’opera riuscita sia quella che ci appare naturale, cioè connessa alle cose che conosciamo e destinata a farci percepire qualcosa che non conosciamo ancora. Di conseguenza ogni opera rappresenta un luogo e a volte lo fonda – afferma Alfredo Pirri – Nel nostro caso qui a Bologna, nel meraviglioso Palazzo Boncompagni, c’è una dimensione molto affine a questo mio pensiero, tant’è che l’opera “Passi”, installata nella Sala delle Udienze Papali, sembra esserci sempre stata. E anche la mostra mi pare veramente ben riuscita ed armonica, crea dei nodi che mano a mano che si cammina nello spazio, l’osservatore deve affrontare e sciogliere”.
Sono felice di ospitare la speciale mostra di Alfredo Pirri a Palazzo Boncompagni che celebra il profondo legame tra arte, architettura e storia, con opere create su misura per il Palazzo che richiamano l’architettura razionalista, tanto cara alla nostra famiglia – dichiara infine Paola Pizzighini Benelli, Ad Magnolia e Presidente della Fondazione Palazzo Boncompagni – Sono inoltre entusiasta di inaugurare la nuova ala del Palazzo che sarà denominata la “Boncompagnina”: le tre sale ospitano ora l’Archivio del Maestro. Ho avuto inoltre l’onore di partecipare attivamente, insieme al Maestro, alla suggestiva performance di rottura degli specchi che rivestono il pavimento della Sala del Papa, ed è stato particolarmente emozionante, come trovarsi in un paesaggio lunare, sospesi tra sogno e realtà. La moda – il cui termine moderno è stato coniato proprio da Papa Gregorio fondando l’Università dei Sartori – ha avuto un ruolo significativo anche nella performance, con diversi cambi d’abito pensati per rappresentare il passaggio del tempo e delle stagioni”
Realizzata in occasione della tredicesima edizione Art City Bologna (6 -16 febbraio 2025) il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in occasione di Arte Fiera (7-9 febbraio 2025), la mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Boncompagni in collaborazione con Galleria Cavour 1959 con il sostegno di Emil Banca e Doria, soluzioni assicurative e previdenziali dal 1957, con il patrocinio del Comune di Bologna.