Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna presenta a Casa Morandi il focus espositivo Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia a cura di Lorenza Selleri. Fino al 5 maggio
Nella casa di Giorgio Morandi in via Fondazza 36, nel ripostiglio adiacente al suo studio, si conservano ancora i modelli che a lui servirono per le opere della stagione metafisica, circoscrivibile a una breve parentesi tra l’estate del 1918 e il tardo autunno del 1919. Muovendo dai tre disegni “metafisici” appartenenti alla collezione del Museo Morandi, questo approfondimento espositivo nasce con l’intenzione di documentare la scoperta del mondo metafisico e i suoi valori simbolici all’interno della lunga vicenda creativa morandiana, accostando le opere a oggetti e un apparato documentario di lettere, testi e fotografie.
Ad oggi i dipinti di Morandi catalogati sono poco più di 1400. Le opere del pittore realizzate negli anni giovanili, ovvero tra il 1910 e il 1920, sono quelle nate dallo studio, dalla sperimentazione e da una ricerca costante finalizzata al raggiungimento di un proprio autonomo linguaggio. È il decennio in cui decollano alcune delle principali avanguardie artistiche e i dipinti coevi di Morandi odorano per l’appunto di Futurismo e di Cubismo. “Anch’io” – dichiara egli stesso nel 1928 – “come tanti giovani di buona volontà, sentivo la necessità di un totale rinnovamento dell’atmosfera artistica italiana”, ma “questa mia iniziale adesione non andò più oltre di una partecipazione alla prima mostra dei ‘Giovani Futuristi’ da Sprovieri a Roma”.
Agli inizi, tuttavia, Morandi si tiene aggiornato e assimila attraverso le riproduzioni su libri e periodici la lezione di Cézanne, di Derain, ma anche di Picasso e Braque pur tenendosi a distanza da Parigi, epicentro mondiale dell’arte di quel tempo.
Durante il primo conflitto mondiale, Morandi viene richiamato alle armi, ma immediatamente riformato per gravi problemi di salute. In quegli anni realizza un numero ridotto di opere, ma tutte di primaria importanza: sono capisaldi di una produzione artistica variegata in cui si percepisce l’inizio di un percorso autonomo, in cui il superamento della lezione cubista si fonde con la riscoperta di Giotto, di Paolo Uccello e con l’interesse per il primitivo Rousseau.
Successivamente nella sua città, tramite la rivista letteraria “La Raccolta”, fondata e diretta da giovani intellettuali bolognesi a lui vicini quali Giuseppe Raimondi e Riccardo Bacchelli, Morandi si accosta, seppur per un breve periodo, alla Metafisica. “La Raccolta”, infatti, dal 15 marzo 1918 al 15 febbraio 1919 pubblica scritti di Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Vincenzo Cardarelli, Giuseppe Ungaretti, solo per citarne alcuni, e fuori testo inserisce, a corredo di ogni numero, illustrazioni in bianco e nero riproducenti opere di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Mario Bacchelli e dello stesso Morandi. Egli viene coinvolto in questo clima anche se la sua metafisica, contrariamente a quella intellettualmente ricercata di de Chirico e Carrà, non rimanda a nulla di diverso da ciò che si vede.
Gli oggetti sono forme che proiettano ombre e sono presenti in un spazio apparentemente sospeso, ma in realtà praticabile. Morandi mostra quindi la capacità di attribuire un valore universale alle cose di tutti i giorni dando vita a quella che verrà definita dallo stesso de Chirico “la metafisica degli oggetti più comuni”.
Le opere di Morandi in cui si può percepire una vicinanza stilistica a quelle dei principali esponenti della Metafisica sono 21 (comprendendo anche quelle oscillanti tra Metafisica e “Valori Plastici”) e sono prevalentemente dipinti ad olio. Queste tele si conservano per lo più in alcuni dei più importanti musei italiani (quella appartenuta a Roberto Longhi venne purtroppo trafugata nel 1981 e ad oggi non è stata ancora ritrovata).
Pur essendo cronologicamente successivi a quel solo anno in cui Morandi si avvicina alla Metafisica, i tre disegni posseduti dal Museo Morandi possono a pieno titolo appartenere a quel gusto. Questi rari e preziosi fogli, infatti, tracciati a inchiostro raffigurano rispettivamente due nature morte metafisiche di impianto analogo a quello dei dipinti che si conservano alla Pinacoteca di Brera (Natura morta, 1919, Vitali 44 e Natura morta, 1919, V.43) e un vaso di fiori che invece richiama il dipinto di collezione privata (Fiori, 1920, V.56) emblematico della successiva stagione dei “Valori Plastici”.
I tre disegni, in realtà, risalgono tutti a quel periodo, come si evince dalla carta su cui sono stati schizzati seppur con una precisione quasi descrittiva. Morandi ha utilizzato infatti il verso di cedole librarie della celebre casa editrice d’arte “Valori Plastici” fondata nel 1918 dall’artista ed editore Mario Broglio. I fogli provengono, non a caso, dal fondo archivistico della rivista romana e, andati in asta a Roma nell’aprile del 1999, sono stati acquistati dal Comune di Bologna arricchendo così la collezione del Museo Morandi. “Penso – scrive per l’appunto Marilena Pasquali nel catalogo Finarte – “che il giovane Morandi trovandosi insieme all’amico Mario Broglio in un incontro, probabilmente tenutosi a Bologna, abbia voluto ‘raccontargli’ quali dipinti desiderava fossero pubblicati sul numero IV di Valori Plastici, apparso nel 1921” e aggiunge poi “Ritengo che questi tre disegni possano ascriversi al 1919 – 1920 e che uniscano all’intrinseco valore documentario e storico un pizzico di poeticità e di diversità”.
OPERE, OGGETTI E DOCUMENTI ESPOSTI
Giorgio Morandi
Natura morta, s.d. (1919-1920)
(Pasquali, 2016 D 1919-1920/2)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi
Giorgio Morandi
Natura morta, s.d. (1919-20)
(Pasquali, 2016 D 1919-1920/1)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi
Giorgio Morandi
Fiori, s.d. (1920)
(Pasquali, 2016 D 1920/1)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi
Manichino maschile utilizzato da Morandi per alcune nature realizzate tra il 1918 e il 1919.
Questo modello è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via
Fondazza 36 a Bologna.
Manichino femminile utilizzato da Morandi per alcune nature realizzate tra il 1918 e il 1919.
Questo modello è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via
Fondazza 36 a Bologna.
Orologio da tavolo che Morandi utilizza come modello a partire dal 1914 al 1963.
L’artista privilegia la visione posteriore dell’oggetto per coglierne la pura sagoma.
Parte superiore di un antico fermaporta utilizzato da Morandi per la Natura morta del 1918 (V.39), ora alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
In cima al bastone sagomato si trova ancora il piccolo chiodo al quale il giovane artista aveva legato il filo per sospendere, apparentemente nel vuoto, l’oggetto. Questo fermaporta è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via Fondazza 36 a Bologna.
Vaso di ceramica bianca protagonista dei dipinti Fiori, 1920 (V.56), Fiori, 1921 (V.60 e V.61), opere cruciali che segnano il passaggio tra l’esperienza metafisica e il clima già pienamente aderente ai “Valori Plastici
SCHEDA TECNICA
Mostra
Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia
A cura di
Lorenza Selleri
Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi
Sede
Casa Morandi
Via Fondazza 36, Bologna
Periodo di apertura
1 febbraio – 5 maggio 2024
Orario di apertura
Sabato ore 14.00 – 17.00
Domenica ore 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00
Ingresso
Gratuito