In occasione dei cinquant’anni dalla morte del critico e storico dell’arte bolognese Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – 14 febbraio 1974), detto Momi da parenti e amici, viene allestita presso gli spazi della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna la mostra Francesco Arcangeli: le province dell’arte, a cura di Marco Antonio Bazzocchi e Filippo Milani, docenti di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna.
L’esposizione inaugura mercoledì 15 novembre 2023 alle ore 17, con i saluti di Veronica Ceruti e gli interventi di Jadranka Bentini e Angelo Mazza, in dialogo con i due curatori.
Francesco Arcangeli: le province dell’arte mette in evidenza i temi principali dell’avventura intellettuale di Arcangeli, che è riuscito ad incarnare una complessa visione del mondo, incidendo non solo sui critici d’arte suoi allievi ma anche su scrittori della sua generazione e di quelle successive, come Bassani, Calvino, Pasolini, Testori.
Sono visibili in mostra alcuni dei documenti presenti nel Fondo archivistico e librario dei fratelli Angelo, Gaetano, Bianca e Francesco Arcangeli, conservato presso la Biblioteca dell’Archiginnasio a partire dal 2007 per volontà di Bianca. I documenti selezionati testimoniano non solo l’ampiezza degli interessi di Arcangeli in ambito storico-artistico ma anche in ambito letterario, sottolineando il suo rapporto con la “provincia”, in particolare l’Emilia.
La ricostruzione della sua ricerca porta a sequenze cronologiche fondate sulla discontinuità (in anticipo di anni sulle idee elaborate oggi da molti storici dell’arte): l’Impressionismo francese viene messo in relazione con il “naturalismo informale” di metà Novecento, per tornare poi allo “spazio romantico” di primo Ottocento.
Per Arcangeli la storia dell’arte è un susseguirsi di traumi nel rapporto tra natura ed espressione: Wiligelmo, Ludovico Carracci, William Turner, Jackson Pollock, Giorgio Morandi. Ogni quadro diventa una forma diversa del trauma, e quindi la tappa di un incessante “tramando”, cioè un passaggio di cultura, nascosto dalle categorie artistiche codificate dalla critica ufficiale. Per questo Arcangeli è stato anche un grande irregolare: un “anarchico”, come amava dire di sé.
In questa prospettiva, il percorso espositivo è suddiviso in 10 bacheche, ognuna dedicata ad un artista o a una corrente artistica, seguendo gli snodi principali dello sviluppo del pensiero critico di Arcangeli. I materiali esposti sono accompagnati da testi poetici di autori che fanno parte della biblioteca degli Arcangeli (Giacomo Leopardi, Arthur Rimbaud, Giovanni Pascoli, T. S. Eliot, Eugenio Montale, Dylan Thomas). Il filo conduttore tra le bacheche è il concetto di “tramando” che caratterizza tutta la ricerca storico-artistica di Arcangeli: dalla passione per la poesia all’incontro con gli Impressionisti; dalla vicinanza con l’arte informale, in particolare l’amico Ennio Morlotti, all’estetica romantica; da Wiligelmo a Giorgio Morandi, passando per Bastianino e Torquato Tasso, i Carracci, Amico Aspertini, Giuseppe Maria Crespi, Antonio Fontanesi e Giovanni Pascoli.
Nei pannelli informativi sono fornite le informazioni necessarie a cogliere la sua particolare concezione della storia dell’arte, evidenziando gli intrecci con la cultura locale e il panorama letterario nazionale e internazionale.
Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – 14 febbraio 1974), detto Momi, è stato uno dei più importanti storici dell’arte italiani del secondo Novecento e ha inciso su molti critici d’arte e scrittori della sua generazione e di quelle successive, come Giorgio Bassani, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Gianni Testori. Era molto legato ai suoi tre fratelli con i quali condivideva interessi intellettuali e artistici: Gaetano poeta e professore di italiano; Nino musicista; Bianca pittrice.
La sua prima passione è stata la poesia, come testimonia il volume Polvere nel tempo del 1943. Il suo maestro è stato Roberto Longhi, titolare della cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Bologna a partire dal 1933. Le lezioni di Longhi sulla pittura del Trecento sono state per Arcangeli una «chiamata irresistibile». Si laurea con lui nel 1937 discutendo una tesi su Jacopo di Paolo (edita nel 2011) e diventa suo assistente.
Durante la Seconda guerra mondiale viene incaricato di salvare il patrimonio culturale tra Bologna e la Romagna.
Nel 1942 pubblica Tarsie, il suo primo volume di critica d’arte. Nel 1948, resta colpito dalla mostra L’Impressionismo a Venezia allestita alla Biennale di Venezia: la sua recensione pubblicata su “La Rassegna d’Italia” vinse il primo premio per la critica italiana alla Biennale. I suoi scritti sull’arte, la letteratura e la poesia appaiono regolarmente sulla rivista “Paragone”, fondata nel 1950 da Longhi e dalla moglie Anna Banti. Nel 1954 pubblica l’articolo Gli ultimi naturalisti, in cui analizza le opere dei pittori contemporanei Morlotti, Mandelli, Vacchi, in continuità con la tradizione della pittura naturalista. Sempre su “Paragone” nel 1957, pubblica l’altro fondamentale saggio Una situazione non improbabile, precisando la sua definizione di “naturalismo informale” nell’arte contemporanea.
Ha svolto un ruolo fondamentale anche nell’organizzazione di numerose mostre a Bologna, come quelle sui Carracci nel 1956 e sulla pittura del Seicento emiliano nel 1959. Dal 1958 al 1968, è stato direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, promuovendo importanti nuove acquisizioni di opere di artisti nazionali e internazionali (soprattutto Giorgio Morandi). Oltre alle fondamentali monografie su Morlotti (1962) e Bastianino (1963), pubblica nel 1964 la monografia su Giorgio Morandi, sulla quale stava lavorando già dalla fine degli anni Cinquanta, senza riuscire ad ottenere l’approvazione di Longhi e del pittore stesso. Nel 1968 l’Accademia dei Lincei gli conferisce il Premio Antonio Feltrinelli per la critica d’arte. Dal 1967 subentra a Roberto Longhi alla cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Bologna, dedicando fino al 1973 una serie di corsi per indagare le costanti (corpo, azione, sentimento, fantasia) della pittura emiliano-romagnola, da Wiligelmo a Vitale da Bologna, da Aspertini ai Carracci, da Crespi a Morandi. Nel 1970 realizza la grande mostra Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana allestita presso l’Archiginnasio. Nel 1972 pubblica su “Paragone” il saggio Lo spazio romantico in cui giunge ad interpretare il Romanticismo inglese come il precursore dell’Arte informale. L’ultimo libro su cui lavora prima della morte è la monografia sul pittore Graham Sutherland nel 1973. Francesco Arcangeli: le province dell’arte rimarrà visibile fino al 14 febbraio 2024, con ingresso libero. Orari: lunedì-venerdì ore 9-19, sabato ore 9-18, domenica chiuso. Informazioni, visite guidate e orari delle festività: www.archiginnasio.it