“C’ERAVAMO QUASI (MA NON TUTTO E’ PERDUTO)”. COME SOPRAVVIVERE AL SECONDO GENNAIO SENZA ARTEFIERA

di Simona Pinelli

 

Quest’anno ci stavamo proprio sperando, c’eravamo quasi, mancava pochissimo! E invece… purtroppo, anche nel 2022, Bologna non vedrà a gennaio la sua adorata Artefiera – e con lei l’altrettanto amatissima Artcity – aprire le porte alle nutrite schiere di fedeli che aspettano letteralmente da un anno all’altro quello che, ça va san dire, è l’evento degli eventi per noi appassionati d’arte. Quindi? Tutto deserto, tutto silente, anche in città? Ecco, la differenza quest’anno un po’ sta qui. No, non è tutto deserto né tutto silente. O almeno, mentre scriviamo queste righe, è così.

Va bene tutto eh, però i musei, le gallerie, i negozi, i bar, i ristoranti e via andando rimangono aperti, la gente per strada può girare, pure in auto sorveglianza, ci si può trovare e si possono “fare cose, vedere gente”, veh mo’ lì. Molte, moltissime realtà hanno comunque deciso di mandare avanti i loro progetti, e nel contempo molte, moltissime persone li vogliono vedere, questi progetti. Insomma, in città c’era fermento e fermento rimane. E che fermento!

Ecco che allora ci sentiamo autorizzati ad avventurarci, come ogni anno, a segnalare un (bel) po’ di iniziative che ci permettono di attutire meglio il duro colpo. Ricordiamo. come sempre, l’unica regola: qui si trovano solo eventi off off off, usciti dal cuore e dall’anima di quelli che, con le proprie forze, producono e promuovono arte e cultura, e che, di fatto, portano spesso novità, curiosità e stimoli al mondo dell’arte contemporanea.

Per onore di cronaca citiamo comunque, molto velocemente, le mostre meno off ma che riteniamo siano comunque da vedere: Boldini a Palazzo Albergati, Italo Zuffi al Mambo, Antonio Canova alla Pinacoteca, Augusto Majani e Les Filons Géologiques a Palazzo D’Accursio, Francesco Giuliari a Casa Saraceni, Moto bolognesi degli anni 1950-1960 al Patrimonio Industriale, Faïence – Faenza. Dall’antico Egitto al contemporaneo all’Archeologico, Il Dante di Wolfango a Santa Maria della Vita e, least but not last, l’edizione on line di BOOMing Contemporary Art Show, che si trasforma in metafiera tutta da scoprire sulla piattaforma lieu.city.

Ci prendiamo giusto una licenza “poetica” solo per Teatro di natura, la mostra diffusa – e dalla durata lunghissima, fino al 31 marzo – che porta in giro per varie zone della città (tra cui Orto Botanico, Palazzo Poggi, Montagnola, Museo Archeologico, Biblioteca Salaborsa e Biblioteca dell’Archiginnasio) le tavole che Michelangelo Setola ha eseguito per il suo libro a fumetti, biografia storica e immaginifica del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, per celebrare i 500 anni dalla nascita; alla mostra sono legate tantissime iniziative dalle visite ai laboratori fino a performance di live painting.

Noi invece partiamo con il nostro viaggio parallelo. Innanzitutto non può mai mancare Adiacenze che, in occasione dell’apertura del nuovo spazio espositivo Artoo in Strada Maggiore 71/A, propone, fino al 29 gennaio, The moment right before, la doppia personale di Karin Andersen ed Elisa Muliere, due artiste che dialogano alla perfezione tra di loro attraverso creature, esseri e visioni che fanno parte di un mondo altro, frutto di visioni e poetiche allo stesso tempo estranee e vicinissime.

Dal 19 gennaio invece, è visitabile Il cerchio spezzato che vede coinvolti 7 artisti – Rufoism, Paolo Migliazza, Edoardo Sessa, Angelo Maisto, Luciano Leonotti, Andrea Valsecchi, Silvia Zagni – su tematiche ambientali, sociali e umane di urgente attualità, ma che soprattutto coincide con l’apertura di un nuovo spazio culturale in città: The Rooom, all’interno del bellissimo Palazzo Aldrovandi Montanari in Via Galliera n. 8, specializzato in temi legati alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, alla creatività e alla responsabilità sociale che proporrà un ricco palinsesto di eventi e iniziative legati a questi argomenti, dove l’arte sarà uno dei principali protagonisti.

Proseguiamo spediti segnalando che fino al 31 gennaio c’è ancora la possibilità di visitare la bella mostra antologica di Leonardo Cremonini, celebre pittore bolognese di cui SimonBart Gallery (Viale Filopanti, 4) celebra il decennale della scomparsa con un’esposizione che copre un arco temporale che va dagli anni ‘60 fino agli ultimi anni della sua vita, per apprezzare appieno i luminosi paesaggi estivi, i lidi e le loro ampie stesure di colore, che fanno di Cremonini un artista che non “accetta” alcuna etichetta, ma fluttua tra realismo, surrealismo e pittura metafisica, sempre spinto da un indomito desiderio di indipendenza, sfuggendo alle regole dei vari movimenti del suo tempo.

Cinque artiste sono protagoniste di Libero spazio libero, la nuova mostra – fino al 15 aprile – promossa e organizzata dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (Via delle Donzelle 2): Giulia Niccolai, Martha Rosler, Lucy Orta, Claudia Losi e Claire Fontaine che espongono opere, in parte inedite in Italia o riportate a una nuova vita espositiva, che guideranno i visitatori in un percorso alla scoperta del rapporto di corpi, libertà e spazi tra poesia, performance, visioni e suono dove l’arte diventa luogo di svuotamento degli stereotipi.

Grande nostra passione, Bertozzi&Casoni tornano sul luogo del delitto:  inizialmente pensata per il 15 gennaio ma ugualmente imperdibile, inaugura il 12 febbraio  Giorgio Morandi e Bertozzi & Casoni. Less is More che sancisce il grande ritorno del duo – ormai conosciuto a livello internazionale – alla Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. dove esordirono all’inizio degli anni Ottanta. Tema principale, come svela già il titolo, è l’omaggio a Giorgio Morandi, presentato sia con una selezione di “Fiori” e “Paesaggi” del Maestro, sia con dei veri e propri “d’aprés Morandi” che il duo Bertozzi & Casoni ha realizzato interpretando e filtrando la lezione morandiana attraverso la ceramica, il loro mezzo prediletto, pigiando l’acceleratore della loro irresistibile indagine sulla vanitas e sulla caducità da sempre fulcro centrale della loro poetica.

Nel nostro correre qua e là per Bologna, ci spostiamo fuori porta e arriviamo a CUBO per un’altra mostra dalla durata lunghissima – fino al 22 maggio – Mutamenti. Le metamorfosi sintetiche di fuse* e Francesca Pasquali per das.05 – quinta edizione dei dialoghi artistici sperimentali, il progetto espositivo e culturale sui temi della contemporaneità che cerca di essere territorio di confronto tra diversi registri dell’arte contemporanea. In doppia sede, sia alla Porta Europa di via Stalingrado sia alla Torre Unipol di Via Larga 8, la mostra si presenta in veste multiforme con una video installazione, una serie di stampe, interventi open air e un’installazione site specific sonorizzata, per riflettere su mutevolezza, caducità, evoluzione che cultura, nozioni, immagini, tecnologie attuano nel tempo, nello stesso modo come nella natura avvengono i processi di trasformazione.

Infine, assolutamente da non perdere è il progetto diffuso, giunto alla quarta edizione, pubbliCITTÀ, ideato e curato dalla fantastica Associazione Serendippo che quest’anno porta il suo progetto di connessione tra arte, città e cittadini tra le pensiline e gli spazi di Tper; partendo dalla fotografia, l’indagine stavolta si focalizza sul tema della carne viva (Flesh) per “provocare un’emozione, un minimo di stupore e anche di disgusto o meraviglia”. Ecco quindi che in Piazza Medaglie d’Oro, via IV Novembre, via Rizzoli, via indipendenza, via Marconi e su tutta la linea del 28 veniamo avviluppati dalle immagini di Maria Paola Landini, Raffaele Marra, Sonia Romani e Vantees, che raccontano di corpi, piedi, vita quotidiana, solitudine, relazioni, passato e presente.

Tra un tampone antigenico e l’altro siamo giunti in fondo alla nostra avventura; anche quest’anno ce l’abbiamo fatta e, considerando che molte delle mostre che abbiamo suggerito dura fino a primavera inoltrata, anche chi in questo momento è impossibilitato ha tutto il tempo per negativizzarsi e godersi appieno anche questa indigestione. Perché l’arte non si è fermata mai, è sopravvissuta a guerre, carestie, cadute di imperi, rivoluzioni, figurati se non sopravvive anche a questo.

 

Simona Pinelli. Storica dell’arte, si occupa da oltre 30 anni di didattica e di divulgazione dell’arte e della cultura per infanzia e gioventù collaborando con aziende, istituzioni, musei, enti pubblici e privati, per i quali ha sviluppato e coordinato oltre 200 progetti tra cui una collana di libri e un mensile d’arte. Da quasi 16 anni è Presidente di ComunicaMente, con cui scrive articoli e saggi in riviste e cataloghi e organizza eventi e mostre d’arte con forte taglio divulgativo. Dal 2017 si occupa dei Servizi Educativi di Genus Bononiae e dal 2021 di quelli di Giocars – Museo del Giocattolo in movimento, oltre ad avere collaborato, in questo ambito, con varie realtà tra cui Fondazione Golinelli, Fondazione Cirulli, Antoniano, Monrif Group, Gruppo Hera, Confommercio Ascom, Bologna Children Bookfair. La pandemia e tra un tampone e l’altro non le ha tolto la voglia di cantare, di leggere, di conoscere, di andare a mille come ha sempre fatto. In attesa di tornare a viaggiare tra città e musei, si barcamena tra una nuova casa, il suo ritorno nel centro storico dopo 25 anni, un figlio quasi adulto che però non sa di esserlo e varie altre amenità.