Le sezioni di mostra
Nella prima sezione il racconto della mostra prende avvio a partire dal punto di vista dell’artista, con le testimonianze relative alle relazioni intessute da Canova e delle opere d’arte da lui maggiormente apprezzate durante il primo soggiorno a Bologna nell’autunno 1779.
Tra i materiali selezionati gurano l’Autoritratto dello scultore e il suo Diario di viaggio 1779-80, oltre a testimonianze bolognesi legate ai suoi passaggi in città, ad esempio la raccolta di componimenti poetici Per l’aspettato arrivo di Canova in Bologna (in riferimento al soggiorno del 1810). Tra le opere menzionate nel diario, in questo avvio del percorso espositivo spicca la Madonna col Bambino
e santi del 1590-92 di Annibale Carracci, oggi conservato in Pinacoteca, ma che lo scultore ammirò nell’originaria collocazione nella chiesa dei Santi Ludovico e Alessio, trovandola “belissima”.
La seconda sezione è dedicata al rapporto tra Canova e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, maturato nel corso di oltre vent’anni, tra l’inizio dell’Ottocento e la morte dell’artista. La relazione è documentata dai gessi donati all’istituzione dallo scultore, tra cui la Testa di Papa Clemente XIII Rezzonico e la Maddalena penitente, di cui è possibile ammirare per la prima volta gli esiti
del restauro condotto per l’occasione dalla Scuola di restauro dell’Accademia.
Nella terza sezione, infine, si presenta al pubblico una scelta delle opere che Canova stesso selezionò per essere restituite alla città. Tra le opere “salvate” saranno esposti dipinti di Perugino, Ludovico Carracci, Giacomo Cavedone, la Pala di Santa Margherita di Parmigianino, nonché due straordinarie opere di Guercino che al ritorno dalla Francia transitarono da Bologna prima di essere restituite alla città di Cento. L’allestimento prevede inoltre alcuni esempi di oggetti trafugati, tra cui il Canon Maior di Avicenna, di cui per ragioni conservative si espone la copia anastatica, e un incunabolo del XV secolo delle favole di Esopo, entrambi provenienti dalla Biblioteca Universitaria di Bologna.
Il percorso espositivo termina con la rievocazione della storica esposizione che ebbe luogo nella Chiesa dello Spirito Santo a partire dal gennaio 1816 e che fu allestita con 18 tra i capolavori restituiti. L’evento dello Spirito Santo rappresentò non solo la celebrazione di una vicenda straordinaria, ossia il ritorno dei beni artistici precedentemente asportati, ma anche la prima
grande mostra d’arte antica organizzata a Bologna dalle stesse istituzioni locali, un importante momento di aggregazione che rinsaldò il legame tra la cittadinanza ed il proprio patrimonio ritrovato.
Con l’auspicio di rinnovare oggi quel patto, la mostra odierna della Pinacoteca di Bologna non si limita a rievocare l’evento, ma lo fa rivivere attraverso la proiezione della sua ricostruzione digitale a scala ambientale. Ciò è stato possibile grazie al lavoro di un gruppo di ricerca del Dipartimento
di Architettura dell’Università di Bologna che, muovendo dai documenti dell’epoca e in stretto contatto con il curatore della mostra e lo staff del museo, ha effettuato rilievi fotogrammetrici degli ambienti della chiesa (ancora esistente, sebbene sconsacrata), producendo un modello virtuale 3D a grandezza naturale, entro il quale sono stati dislocati i 18 dipinti nell’esatta sequenza trasmessaci dalle fonti.
Le proposte didattiche rivolte alle famiglie e alle scuole ed una guida multimediale da utilizzare come supporto al percorso di mostra, sono state realizzate in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e didattica dell’arte dell’Accademia di Belle Arti.
https://www.canovabologna.it/