Fondazione MAST presenta la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse: un percorso di straordinario impatto visivo e sonoro, con immagini e video prodotti nel corso degli anni in luoghi di conflitto con l’uso di diverse tecnologie – anche di derivazione militare.
Un’esperienza immersiva di rara intensità, sorprendente per la forza degli stimoli visivi e sonori, capace di rovesciare il modo in cui rappresentiamo e percepiamo la realtà.
In mostra sono esposte 77 fotografie di grande formato, 3 video installazioni immersive (The Enclave 40′, Incoming 52′ e Quick 13′) e un grande video wall a 16 canali (Grid, Moria 7′).
Sovvertire le convenzioni. Vedere oltre i limiti della rappresentazione ordinaria. Osservare l’invisibile.
La Fondazione MAST ospita la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse, curata da Urs Stahel: un percorso unico in termini di impatto visivo, capace di rovesciare il modo in cui rappresentiamo e percepiamo la realtà.
Fin dal principio della sua ricerca, l’artista lavora sul tema della visibilità, sul modo in cui siamo abituati a vedere, pensare e intendere la realtà.
Le situazioni critiche e i luoghi di conflitto sono fotografati e filmati con l’utilizzo di tecnologie di derivazione militare, che stravolgono totalmente la rappresentazione fotografica, creando immagini che colpiscono per estetica, ma che al contempo suscitano una riflessione etica. Quando attraverso la bellezza, che l’artista definisce “lo strumento più affilato per far provare qualcosa alle persone”, si riesce a raccontare la sofferenza e la tragedia, “sorge un problema etico nella mente di chi guarda”, che si ritrova confuso, impressionato, disorientato. L’invisibile diventa visibile, in tutta la sua natura conflittuale.
La mostra si sviluppa su tre spazi della Fondazione MAST: Gallery, Foyer e Livello 0.
La Gallery ospita Early Works, con fotografie scattate in luoghi segnati da conflitti – Medio Oriente, Europa Orientale, confine tra Messico e Stati Uniti, e Infra, la serie che ha reso celebre l’artista, con immagini prodotte durante le brutali guerre nella Repubblica Democratica del Congo attraverso l’uso di Kodak Aerochrome, pellicola a infrarossi fuori produzione, ma usata per la ricognizione militare.
Nel Foyer è in mostra la serie Heat Maps e le più recenti serie Ultra e Tristes Tropiques. Heat Maps presenta le immagini realizzate lungo le rotte migratorie da Medio Oriente e Africa verso l’Europa, con una termocamera per usi militari in grado di individuare differenze di temperatura fino a trenta chilometri di distanza. I 16 video dell’installazione Moria (Grid) (12′), girati con termografia ad infrarosso, rivelano i particolari della vita nel campo profughi sull’isola greca di Lesbo.
Le fotografie della serie Ultra offrono una prospettiva inaspettata sulla bellezza della natura della foresta amazzonica, grazie ad una tecnica di illuminazione a fluorescenza UV. Tristes Tropiques racconta l’impatto della deforestazione nell’area brasiliana tramite immagini scattate da droni su una pellicola multispettrale, una sofisticata tecnologia fotografica satellitare.
Al Livello 0 trovano spazio la videoinstallazione The Enclave (40′), girata con pellicola infrared Aerochrome, la videoproiezione Incoming (52′), ripresa con termocamera militare – entrambe frutto della collaborazione fra l’artista, il direttore della fotografia Trevor Tweeten e il compositore Ben Frost – e il video Quick (13′), approfondimento sul percorso artistico di Mosse.
Nella mostra, le fotografie di grande formato e i video generano un’esperienza immersiva di rara intensità, sorprendente per la forza degli stimoli visivi e sonori. Emerge la straordinaria attualità del lavoro di Mosse, che sovvertendo le convenzioni fotografiche, grazie alla tecnologia, ci fa osservare l’invisibile: i conflitti, le migrazioni, il cambiamento climatico.
Richard Mosse (1980, Kilkenny, Irlanda) è un fotografo che vive e lavora a New York. Dopo la Bachelor of Arts in Letteratura Inglese al King’s College (Londra, 2001), consegue un Master of Research in Studi Culturali (London Consortium, 2003), un diploma post-laurea in Belle Arti alla Goldsmiths (University of London, 2005) e un Master of Fine Art alla Yale School of Art (Yale University, New Haven, CT, 2008).
I primi lavori fotografici dell’artista risalgono al periodo universitario e sono ambientati in Medio Oriente, in Europa Orientale e al confine tra Stati Uniti e Messico, mostrano il suo interesse per gli effetti dei conflitti in zone di crisi.
La sua notorietà cresce notevolmente con il lavoro svolto fra il 2010 e il 2015 durante le guerre nella Repubblica Democratica del Congo, da cui derivano la serie Infra e la videoinstallazione The Enclave.
Fra il 2014 e il 2018 produce la serie Heat Maps e la videoproiezione Incoming, lungo le rotte migratorie da Medio Oriente e Africa verso l’Europa.
Per la videoinstallazione The Enclave e la videoproiezione Incoming, collabora con il DOP Trevor Tweeten e con il compositore Ben Frost.
Dal 2018 al 2020 lavora nell’area della foresta amazzonica, producendo la serie Ultra e la più recente serie Tristes Tropiques, nella prima celebrando la bellezza fragile della natura e nella seconda documentando la drammatica deforestazione.
PER CONSENTIRE UNA VISITA IN SICUREZZA: ingresso contingentato, solo su prenotazione e per gruppi di non oltre 10 persone per ogni slot orario.
Permanenza massima all’interno del MAST di circa 90 minuti.
INGRESSO GRATUITO
MARTEDÌ- DOMENICA
10-20
Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, NY