Sabato 13 e domenica 14 giugno disponibili on line le nuove puntate del format digitale dell’Istituzione Bologna Musei, con video su Facebook, a bacheche incrociate tra musei.
L’offerta di accessibilità digitale al patrimonio storico-artistico dell’Istituzione Bologna Musei prosegue con la proposta di iniziative trasversali alle sei diverse aree disciplinare, grazie al lavoro delle professionalità museali impegnate quotidianamente nelle attività di promozione e divulgazione.
Domani, sabato 13, e domenica 14 giugno sono disponibili le prossime due puntate della serie La finestra sul cortile, il nuovo format pensato per Facebook, che si propone di stabilire un dialogo tra le collezioni permanenti dei quattordici musei dell’Istituzione. Una serie di “finestre” aperte sul “cortile” comune per sbirciare con occhi nuovi nelle collezioni degli altri.
I molteplici collegamenti e le tante storie che legano tra di loro le migliaia di oggetti e opere custodite nei musei vengono raccontate in una serie di brevi video, della durata di 5 minuti circa, in cui si svelano inediti intrecci, aprendo “finestre” su tematiche condivise.
I video vengono postati sulle bacheche Facebook “scambiate” dei musei ogni sabato e domenica alle h 12.00.
Di seguito il programma di questo week-end:
sabato 13 giugno h 12.00
Mirtide Gavelli (Museo civico del Risorgimento) racconta “La Casa di Rieducazione per Mutilati e Storpi di guerra di Bologna negli anni della Grande Guerra” sulla pagina Facebook del Museo del Patrimonio Industriale
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Gli anni della Grande Guerra si possono raccontare da tante angolazioni. Uno dei più interessanti è sicuramente legato alle vicende delle “persone”, militari al fronte o civili nelle retrovie.
L’archivio del Museo del Risorgimento conserva opuscoli, documenti e fotografie della “Casa di Rieducazione per mutilati e storpi di guerra” che operò a Bologna tra il 1916 ed il 1922, attraverso i quali è possibile ricostruire i percorsi di sofferenza e rinascita alla vita quotidiana ed al lavoro di centinaia di giovani soldati sopravvissuti, pur pesantemente menomati, alle ferite di guerra.
Tra le interessanti ricadute di quell’esperienza sulla vita economica e produttiva della città si segnala la partecipazione dell’Istituto Aldini Valeriani alla rieducazione al lavoro dei giovani mutilati.
Alessio Zoeddu (Museo del Patrimonio Industriale) racconta “L’Istituto Aldini Valeriani e la Casa di Rieducazione per Mutilati e Storpi di Guerra” sulla pagina Facebook del Museo civico del Risorgimento
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Durante la Prima Guerra Mondiale anche l’Istituto Aldini Valeriani, la più antica e prestigiosa scuola tecnica di Bologna, è impegnato nello sforzo bellico.
Le competenze dei docenti e la disponibilità di studenti, attrezzature e logistica permettono di attivare una collaborazione con l’Istituto Ortopedico Rizzoli, per la costruzione di arti artificiali destinati ai numerosi mutilati provenienti dal fronte alpino. Dal rapporto con l’Aldini, tra 1916-17, Vittorio Putti, direttore del Rizzoli, brevetta un accurato sistema di leve per la movimentazione degli arti artificiali inferiori.
L’Aldini collabora inoltre con la Casa di Rieducazione per i mutilati di guerra attivando corsi serali dedicati per tornitori ed elettricisti; tale attività ha tanto seguito che prosegue, replicata più volte all’anno, sino al 1920.
Il dato straordinario è che queste due iniziative avvengono senza ostacolare la normale attività didattica, che anzi si avvantaggia della politica “impegnata” del direttore della scuola Gaetano Serrazanetti. È il caso, ad esempio, del razionamento dei consumi elettrici per il quale Serrazanetti, adducendo una volta la produzione di protesi e un’altra i corsi per mutilati, riesce ad ottenere importanti deroghe che consentono il buon funzionamento della scuola anche in un momento così complesso, di pressoché totale paralisi della vita civile.
domenica 7 giugno h 12.00
Silvia Battistini (Musei Civici d’Arte Antica) racconta “La Sala Boschereccia dipinta da Vincenzo Martinelli” sulla pagina Facebook del Museo civico del Risorgimento
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La Sala Boschereccia, che si trova all’interno del percorso espositivo delle Collezioni Comunali d’Arte, è un esempio precoce di questo genere di decorazione, che divenne estremamente popolare a Bologna tra la fine del Settecento e nei primi decenni del secolo successivo. Fu dipinta da Vincenzo Martinelli all’interno dell’appartamento del Cardinale Legato e si affacciava direttamente sull’orto botanico e su un giardino all’italiana, così che la pittura di paesaggio che ne ricopriva le pareti e il soffitto si trovava in continuità con ciò che si vedeva all’esterno.
Roberto Martorelli (Museo civico del Risorgimento) racconta “Il monumento a Vincenzo Martinelli” sulla pagina Facebook dei Musei Civici d’Arte Antica
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Passeggiando in Certosa si può ammirare un bellissimo monumento dipinto di inizio Ottocento, dedicato a uno dei più importanti artisti della città di quel momento, Vincenzo Martinelli.
Sono numerosissimi i salotti, i palazzi e gli androni di Bologna decorati con i suoi affreschi, ma sono tantissime anche le sue tele, realizzate a tempera, raffiguranti grandi paesaggi e sfondati architettonici che si aprono sulla natura.
Alla sua morte, avvenuta nel 1807, il Comune di Bologna fece collocare la sua tomba nel Chiostro Terzo, assumendosene le spese, e chiamò i suoi colleghi artisti per realizzarne la decorazione: al centro si trova l’allegoria della pittura che guarda verso Martinelli mentre il Genio delle Arti mostra la corona d’alloro, segno delle glorie artistiche del pittore.