PROROGATA FINO AL 20 SETTEMBRE 2020
La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio che il museo dedica principalmente alla riscoperta di alcuni degli episodi culturali più stimolanti e innovativi in ambito bolognese e regionale, prosegue la sua attività espositiva con La Galleria de’ Foscherari 1962 – 2018, mostra che ricostruisce la nascita e lo sviluppo di un punto di riferimento per l’arte contemporanea a Bologna e non solo.
La Galleria de’ Foscherari, fondata da Enzo Torricelli, al quale si uniscono in seguito Franco Bartoli e Pasquale Ribuffo, nasce nei primi anni Sessanta e fin dall’inizio articola il proprio programma di attività su due filoni d’indagine strettamente connessi: l’attenzione alla tradizione criticamente consolidata e l’interesse per la ricerca e la sperimentazione. Accanto a un fitto calendario di mostre che si sono sviluppate in queste due direzioni, segnando la vita culturale della città, la galleria ha portato avanti un’attività editoriale rappresentata non solo da cataloghi e monografie, ma anche da una collana di quaderni su temi specifici curata storicamente da Pietro Bonfiglioli, oggi selezionati e ristampati nella pubblicazione antologica Il Notiziario della Galleria de’ Foscherari (1965-1989), che esce in occasione della mostra per la cura di Vittorio Boarini. L’esposizione al MAMbo vuole essere un riconoscimento, un ulteriore contributo alla lunga e ricca storia della galleria e un omaggio alla figura di Pasquale Ribuffo, scomparso nel 2018. L’allestimento accosta un’ampia scelta di materiali storici – fotografie, documenti, cataloghi, locandine, inviti – a una selezione di opere di artisti che hanno segnato i momenti chiave nell’attività della de’ Foscherari: Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Pirro Cuniberti, Luciano De Vita, Marcello Jori, Sophie Ko, Luigi Mainolfi, Piero Manai, Eva Marisaldi, Liliana Moro, Claudio Parmiggiani, Concetto Pozzati, Germano Sartelli, Mario Schifano, Vedovamazzei, Gilberto Zorio. Lungo il percorso espositivo incontriamo gli highligths di un percorso che si snoda per 56 anni. 1963: la galleria ospita uno dei primi happening, effettuato da Pirro Cuniberti, Luciano De Vita e Concetto Pozzati, che danno spettacolo dipingendo sulle pareti della galleria Tre progressioni. La memoria dell’evento resta fissata in un quaderno con un testo esemplare scritto per l’occasione del giovane storico dell’arte Eugenio Riccòmini. I tre artisti bolognesi resteranno legati alla de’ Foscherari non soltanto per le numerose mostre che in seguito saranno loro dedicate, 1 ma per il prezioso contributo di idee e suggerimenti con cui arricchiranno l’attività in rapida espansione della galleria. Seconda metà degli anni Sessanta: la direzione viene assunta da Franco Bartoli coadiuvato da Pasquale Ribuffo e si rafforza il ruolo di Pietro Bonfiglioli. Il biennio 1967-68 resta memorabile: si allestiscono le mostre di otto fra i più interessanti artisti pop italiani (Angeli, Ceroli, Festa, Fioroni, Kounellis, Pascali, Schifano, Tacchi), di Domenico Gnoli, di due esponenti della Funk Art, quali Peter Saul e Sue Bitney, e una grande rassegna della Pop newyorkese (D’Arcangelo, Dine, Kelly, Lichtenstein, Oldenburg, Ramos, Rosenquist, Segal, Warhol, Wesley, Wesselmann). Snodo fondamentale per l’evoluzione della galleria è la mostra dedicata all’Arte Povera nel 1968 con opere di Anselmo, Boetti, Ceroli, Fabro, Kounellis, Merz, Paolini, Pascali, Piacentino, Pistoletto, Prini, Zorio a cura di Germano Celant, che induce Bonfiglioli a spingere più a fondo il dibattito teorico sull’arte realizzando uno dei più apprezzati quaderni: La povertà dell’arte. Proseguendo sul doppio binario ricerca sperimentale/ ritorno ai maestri dell’Avanguardia e senza trascurare i protagonisti della Neoavanguardia nella loro traiettoria postavanguardistica, si arriva agli anni Ottanta. Continuano le mostre di Ceroli, Schifano, Fioroni, Angeli, Gilardi, Pistoletto, Adami, Del Pezzo, ma anche Fontana, Melotti e perfino dei “padri nobili” Duchamp e Man Ray, ma diverso è lo sguardo che viene rivolto al nuovo universo artistico. Segno evidente di questa mutata sensibilità è l’interesse rivolto alle generazioni emergenti: Manai, Jori, Mainolfi, ai quali verranno dedicate interessanti esposizioni. Senza mai perdere di vista il panorama artistico, così come si è assestato e si è evoluto dopo la scossa degli anni Sessanta, la galleria cercherà di mettere a fuoco la fenomenologia dell’arte fino all’inizio degli anni Novanta, arricchendo la propria attività espositiva con eventi dedicati ad alcuni protagonisti della Neoavanguardia, quali Luigi Ontani colto nel momento del suo ritorno alla pittura. All’estenuarsi di tale fenomeno, la de’ Foscherari non ha difficoltà a proseguire la propria attività tradizionale avvalendosi del patrimonio storico – teorico accumulato negli anni, tenendo almeno ogni anno una mostra atta a far riflettere sull’attuale evoluzione delle arti figurative. Fra queste sono da segnalare Progetti sul tema del fuoco (2000), di Fabrizio Plessi così come l’antologica di Sebastian Matta nel 2003. Siamo negli anni Duemila e, dopo aver a lungo affiancato Franco Bartoli, subentra alla guida della Galleria Pasquale Ribuffo, coadiuvato da Bernardo Bartoli, Francesco ed Elena Ribuffo. Il nuovo staff lavora in continuità col passato, arricchendo al contempo con nuove idee i programmi della de’ Foscherari: arrivano così mostre come la personale di Claudio Parmiggiani – dal significativo titolo Gloria di cenere – e quella di Hermann Nitsch (entrambe del 2007). Negli anni a seguire viene sviluppato un filone rivolto al confronto tra diverse ricerche artistiche e si producono alcune mostre che accostano protagonisti differenti, mettendoli in dialogo: 2 nel 2009 Mainolfi Ontani Salvo, nel 2011 Calzolari Piacentino Zorio e nel 2014 Morandi Parmiggiani Calzolari. La galleria mantiene inoltre viva la sua attività più istituzionale con esposizioni dedicate ai “propri” artisti: Jori, Sartelli, Manai, Ceroli e Pozzati. Né vengono trascurati nomi noti nel mondo per la loro genialità nella sperimentazione, quali Alfredo Pirri e Nunzio, ospitati con importanti esposizioni, rispettivamente nel 2010 e nel 2013. Sotto la nuova direzione, a partire dal 2013, il cinema in galleria diventa una pratica costante, che continua tuttora, offrendo agli spettatori, in primo luogo, una panoramica pressoché esauriente, delle Avanguardie storiche (2013-2014), mettendo idealmente a confronto artisti quali Ernst, Grosz, Klee, Morandi, con i capolavori dell’espressionismo tedesco, del cinema surrealista, del dadaismo, del futurismo e del cinema astratto, in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Viene in seguito presentata un’ampia selezione della Neoavanguardia francese, la Nouvelle Vague, e inglese con il Free Cinema. Né poteva mancare la Neoavanguardia italiana che viene rappresentata con un’ampia serie di opere, alla produzione delle quali hanno in qualche modo partecipato noti artisti figurativi, quali Franco Angeli, Mario Schifano, Gianfranco Baruchello, nonchè il grande teatrante e cineasta Carmelo Bene. Negli ultimi cinque anni, da un lato ci si sposta dal cinema alla videoarte, interpretando quest’ultima come la prosecuzione con altri mezzi dello sperimentalismo cinematografico praticato dalle Avanguardie. Entra nel gruppo organizzativo una specialista del settore, Lola Bonora, che nel 2015 cura una rassegna sulla videoarte italiana comprendente opere di notissimi artisti figurativi, quali Pier Paolo Calzolari, Mario Merz, Sandro Chia, Alighiero Boetti e Fabrizio Plessi per poi proseguire con la videoarte americana (Nam June Paik e Bill Viola), europea (inaugurata con un’opera diretta e interpretata da Marina Abramović nel 2017) per arrivare a quella russa (la cui produzione inizia solo nel 1990, dato che in Unione Sovietica non si producevano né si importavano videocamere). Durante lo svolgimento di questa storia delle Avanguardie cinematografiche non si arresta l’attività più tradizionale: nel 2016 viene allestita la grande mostra di Gilberto Zorio Le opere oscillano e fluidificano da un secolo al successivo alla quale seguono la personale di Mario Ceroli (2018) e quella in memoria di Concetto Pozzati (2018). Parallelamente, la galleria accoglie nel proprio spazio espositivo una nuova generazione di artisti: Luca Vitone in dialogo con l’espressionista George Grosz (2015/2016); Sophie Ko con le sue polveri e pigmenti (2016); Eva Marisaldi con la contaminazione di disegni, sculture, assemblaggi di oggetti, video e cartoon (2018); Vedovamazzei, il duo che lasciò interdetti i visitatori con il suo Unexpected Landscapes (2018); Liliana Moro con la sua raffinata creatività, sostenuta da un’acuta intelligenza critica (2018). La mostra al MAMbo, che proseguirà fino al 1 marzo, prevede la pubblicazione di un’agile brochure in distribuzione gratuita per il pubblico e l’attività di mediazione del Dipartimento educativo MAMbo per una migliore fruizione da parte del pubblico di ogni fascia d’età.
La Galleria de’ Foscherari 1962 – 2018
Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Project Room
6 dicembre 2019 – Prorogata a settembre 2020