A Bologna tra il 1907 e il 1935 esisteva un piccolo museo indiano o meglio il Museo d’Indologia e Museo di Etnografia Indiana Orientale fondato da un professore universitario di Filologia Europea e Sanscrito Francesco Lorenzo Pullè, a seguito di un suo viaggio nel 1902 in Vietnam, Ceylon, India e Pakistan in occasione della sua partecipazione ad un Congresso ad Hanoi.
Per chi come la sottoscritta non ne conosceva l’esistenza è stato uno stupore riscoprire questo patrimonio della città attraverso una piccola mostra curata da Luca Villa al Museo Civico di Bologna intitolata I Volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna(visitabile fino al 28 aprile 2019). Due sale in cui è possibile ammirare per la prima volta una parte delle raccolte appartenute al Museo Indiano di Bologna oggi conservate in tre sedi diverse: Il Museo Civico Medievale stesso, Il Museo dell’Archiginnasio, il Museo di Palazzo poggi e il Museo di antropologia dell’Università di Padova.
Pullè aveva collezionato oggetti, fotografie e manoscritti con l’intenzione di rappresentare tutto incontinente asiatico e gli vennero in seguito in aiuto il Comune e l’Università di Bologna che si impegnarono ad incrementare la collezione con acquisti e prestiti temporanei.
In mostra trovate oggetti provenienti da India, Pakistan, Cina, zone Himalayane. Di valore la rappresentazione del Buddha Primordiale Samantabhadra inserita nel MuseoIndiano grazie all’acquisizione della raccolta Pellegrinelli. Tra le statue molto suggestiva quella del Buddha “digiunante” restauratocon la collaborazione della scuola di restauro dell’Accademia.
Il Museo Indiano aveva una vasta raccolta di immagini (722) oggi visibili anche on line su La Città degli Archivi.In mostra ne sono visibili una parte (Raccolta fotografica di Francesco Lorenzo Pullé e del Museo Indiano di Bologna)
In mostra non sono presenti oggetti e rappresentazioni con indicazione di provenienza tibetana che sembra non siano presenti nella raccolta di Pullè.
Ascolta l’intervista al curatore Luca Villa sulla nostra pagina FB
La mostra ha ricevuto il sostegno del lavoro di molte persone alcune volontarie della collaborazione tra istituzioni e del contributo della Fondazione del Monte di Bologna.