Hip Hop. Dalla strada al museo. Fotografie di Michael Lavine alla Ono

Opening, sabato 1 settembre, ore 18.30
Ingresso Libero

“Hip Hop. Dalla strada al museo” una retrospettiva che attraverso le fotografie di Michael Lavine – celebre fotografo americano principale testimone della scena musicale Grunge prima e quella Hip Hop poi – analizza il fenomeno della cultura popolare che più ha influenzato i linguaggi di tutte le arti contemporanee, mutandone forme e contenuti. La mostra segue il grande successo della sua prima tappa presso il McArthurGlen Barberino Designer Outlet.

L’Hip Hop, nato all’inizio degli anni ‘70 come subcultura nei difficili ghetti del Bronx, non è stato solo un genere musicale di grande intensità – che ha proiettato sulla scena internazionale nomi del calibro di Notorious B.I.G, Big Daddy Kane, Missy Elliott, Jay-Z, Lil’ Kim e Tupac – ma un fenomeno che ha investito la cultura tout court: moda, danza, grafica e arti visive e che ha mutato codici comportamentali e linguistici dei giovani di allora e di oggi.
Da fenomeno locale, si trasforma in pochissimo tempo in cultura globale, iconograficamente riconoscibile tramite atteggiamenti e outfit che ne definiscono le ambizioni e le aspirazioni dei suoi maggiori interpreti. Con il boom economico degli anni Ottanta l’abbigliamento dei rapper conquista anche l’haute couture: i gioielli sono d’oro, i diamanti ricoprono le mani di donne e uomini indistintamente, le macchine sportive diventano uno status-symbol e le tag diventano motivo d’ispirazione per i grandi brand della moda che iniziano a guardare con sempre maggior interesse al nuovo fenomeno culturale.
Negli anni Novanta i rapper diventano superstar dello show business americano e l’Hip Hop si trasforma nella principale forza artistica in diffusione negli Stati Uniti, portando tuttavia inizialmente con sé gli strascichi del ghetto. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, tramite artisti come Jay Z, Dr Dre, Eminem, Kayne West, l’Hip Hop si istituzionalizza per poi trasformarsi in una delle più grandi industrie culturali contemporanee.
Negli anni Dieci del XXI secolo si assiste però ad una ulteriore transizione: se prima il fenomeno per quanto di successo era ascritto alla sfera del popolare adesso anche le realtà istituzionali si accorgono della portata culturale del Hip Hop come già era accaduto ad altri fenomeni underground come ad esempio il Punk. Lo scorso maggio 2018 il Premio Pulizer, considerato come la più prestigiosa onorificenza statunitense per il giornalismo, successi letterari e composizioni musicali, è stato assegnato a Kendrick Lamar autore e produttore Rap che ha cominciato la sua carriera giovanissimo, specificatamente per la sua “autenticità vernacolare che offre scene che lasciano il segno e catturano la complessità della moderna vita degli afroamericani”. Un premio del genere non era mai stato assegnato prima a musicisti che non fossero classici o jazz. A distanza di meno di due mesi, a fine giugno, una delle coppie più celebri del mondo dello spettacolo, quella composta da Jay-z e dalla moglie Beyoncè per lanciare la loro ultima collaborazione gira un video clip niente meno che all’interno del museo del Louvre facendo spettacolo davanti a simboli ed icone dell’arte come la Gioconda, proponendosi da una parte come opere d’arte loro stessi dall’arte mettendo in discussione il canone bianco della storia dell’arte occidentale.

E se molti altri generi musicali in passato avevano influenzato, moda così come le arti visive, nessuno prima ad ora aveva avuto una capacità di mescolare alto e basso, di contaminare i linguaggi e gli stili come l’ Hip Hop. Lo scopo della mostra è proprio quello di andare alle origini del genere dell’Hip Hop per seguirne la parabola fino ai giorni nostri ed in questo modo spiegarne la portata dirompente.
Michael Lavine, fotografo americano rinomato per la sua sensibilità visivamente dinamica e la sua acuta attenzione per la composizione formale, negli anni ha realizzato numerosi foto-ritratti, diventati poi iconici, legati al mondo dell’Hip Hop: suoi sono gli scatti di alcune copertine di album per artisti del calibro di Notorious B.I.G, Puffy, Lil’ Kim, Jay Z e Wu-Tang Clan. Con i suoi ritratti, l’artista è riuscito a cogliere le diverse sfumature di un movimento culturale che, a quarant’anni dalla sua nascita, scavalcando confini territoriali, etnici e temporali, si può ancora ritenere un fenomeno cardine della società contemporanea
La mostra (1settembre – 14 ottobre 2018) è composta da 30 opere. Ingresso libero. Con il patrocinio del Comune di Bologna. Al piano inferiore della galleria prosegue la mostra “Glad to be Glam. Fotografie di Michael Putland”.

ONO arte contemporanea
via santa margherita, 10

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