Intervista a Barbara Lepri, Direttore generale della Cooperativa Dozza, vincitrice del Premio Tina Anselmi 2018 per la categoria Cooperazione, a cura di Cristina Ropa.
Com’è nata la tua carriera professionale nella Cooperativa Dozza e in cosa consiste il tuo lavoro?
Sono stata assunta 29 anni fa. Avevo appena terminato la scuola con una formazione in lingue straniere. Un amico di mio padre mi disse che all’interno della cooperativa stavano cercando “nuove leve” da formare, essendo per la loro una fase di grande crescita. Nata nel 1920, la Cooperativa Dozza è stata a lungo inattiva fino a riprendere l’attività negli anni 70. Ad oggi abbiamo un patrimonio abitativo di 1340 alloggi, costruiti e gestiti da noi direttamente e che assegniamo esclusivamente in affitto permanente ai soci. E’ una forma di attività sociale rivolta a una fascia media di persone che non possono acquistare una casa ma che non hanno neppure i requisiti per accedere ai servizi degli alloggi pubblici. Dal primo di gennaio di quest’anno ricopro il ruolo di direttrice generale, un ruolo nuovo per la cooperativa, mai esistito in quasi cento anni. Qui c’è molto spazio di espressione. C’è la possibilità di far emergere i propri ideali, i propri principi, coniugando l’attività amministrativa e gestionale con lo spirito mutualistico e solidale, che ci contraddistingue. Ti avvicini alle persone e cerchi di capirle, assecondando i loro bisogni pur nel rispetto delle regole.
Che cosa ti appassiona di questo mestiere?
E’ stato proprio questo senso solidale, attivo e coinvolgente, ad appassionarmi. C’è armonia e unità, al di là delle gerarchie che servono a dare una corretta visione esterna della struttura cooperativa. Inoltre uno degli obblighi che abbiamo è trattare bene le persone, sempre. In alcuni momenti non è facile; negli ultimi anni con la crisi economica notiamo che sono aumentati gli atteggiamenti scontrosi o verbalmente aggressivi ma proprio per questo abbiamo focalizzato maggiormente l’attenzione sull’essere disponibili e gentili anche nelle situazioni più difficili. Riportare l’attenzione alle persone e al rapporto solidale è il nostro obiettivo quotidiano, che si sviluppa anche all’interno dei nostri fabbricati attraverso i “comitati di gestione”, formati da Soci che attraverso il volontariato promuovono azioni, comportamenti e motivazioni che identificano un modo diverso di vivere la comunità e di socializzare.
C’è un episodio legato a questi momenti che ti è rimasto impresso?
Il palazzo in cui vivo è proprietà della cooperativa e una volta all’anno organizziamo l’anniversario della consegna delle chiavi, avvenuta nel 1976. I volontari allestiscono una cucina industriale e posizionano griglie nel cortile condominiale. Quest’anno ho voluto partecipare anch’io come volontaria. Mi sono alzata alle 6 e mezza per fare il ragù e ho trascorso tutta la giornata con loro, per lo più anziani. Ciccioli, crescente, salame, costoline alla griglia fino al momento della polenta servita a tavola. In tutto eravamo 120 persone. Mi sono divertita tantissimo. Ho sviluppato un’attenzione diversa, ho vissuto in prima persona il potere dell’“aggregazione”, della “socializzazione”, ho sentito cosa significa essere cooperatore all’interno di una comunità. Condividere questi momenti è un bellissimo modo per socializzare. In questo ci vengono in aiuto le famiglie straniere, numerose tra i nostri soci e più propense all’aggregazione.
Che tipo di pubblico avete come socio della vostra cooperativa?
La nostra base sociale è ripartita tra famiglie, giovani coppie e anziani.
Ci rivolgiamo a coloro che desiderano avere un alloggio di qualità a costi medio/bassi e che sono disponibili a condividere un processo di intergenerazionalità, pensando che l’alloggio che oggi occupano potrebbe in futuro essere occupato da un altro socio.
I nostri soci sono attratti da questa formula perché, da un lato permette di avere alloggi con manutenzione, ubicati in zone centrali, vicini a centri commerciali, negozi, attività ricreative, dall’altro di poter godere di tali servizi a condizioni vantaggiose e solidali. La Cooperativa ha realizzato inoltre diversi interventi a vantaggio di disabili, creando alloggi predisposti per coloro che hanno difficoltà motorie e necessitano di assistenza in quanto la nostra visione è sempre indirizzata verso l’assistenza alle persone.
Avete servizi anche per i bambini?
Abbiamo realizzato un micro nido in via della cooperazione a Bologna, gestito da una Cooperativa sociale. I bambini vengono coinvolti anche in alcune iniziative. Per i nostri periodici ad esempio avevamo la necessità di immagini così abbiamo organizzato un concorso di disegno dedicato a loro. L’iniziativa ha ottenuto un forte riscontro, portato all’attenzione delle istituzioni pubbliche attraverso una giornata dedicata alle bambine e ai bambini che sono stati tutti premiati.
Come sei riuscita a conciliare lavoro e famiglia?
Ho una figlia di 22 anni e sono separata da quando ne aveva 6. Per mia scelta ho deciso di continuare a dedicarmi al lavoro a tempo pieno, pur con difficoltà organizzative. Coniugare il ruolo di mamma, dipendente, amica, compagna è impegnativo e occorre una buona dose di determinazione. Oggi posso dire di essere felice per quanto ho ottenuto in questi anni. Mia figlia è una donna della quale sono estremamente orgogliosa e ciò ripaga delle tensioni e dei dubbi che tante volte hanno messo in discussione il mio ruolo di mamma. La Cooperativa Dozza è una realtà che permette di coniugare famiglia e lavoro; nella struttura operano 9 dipendenti di cui 7 sono donne con famiglia e figli. Un gruppo unito, che ha portato l’azienda a crescere e ai singoli individui di realizzarsi anche in ambito famigliare, grazie al telelavoro, a elasticità negli orari e alla condivisione di esigenze e problematiche. E’ stato quindi per me un onore e una fortuna essere selezionata tra le premiate per il 2018 del Premio Tina Anselmi.