Sono 15 le donne alle quali è stato assegnato il Premio Tina Anselmi 2018, giunto alla sua seconda edizione e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Comunale. 15 donne che silenziosamente hanno saputo e tutt’ora continuano a fornire un contributo prezioso in campi lavorativi diversi e talora caratterizzati da una scarsa partecipazione femminile. Per la sezione Arti la vincitrice è stata Nicoletta Conti, Direttrice d’orchestra e docente presso il Conservatorio dell’Università di Bologna. Cristina Ropa, per Bologna da Vivere ha raccolto la sua intervista.
-Nicoletta Conti, una delle direttrici d’orchestra più apprezzate nel panorama internazionale. Oltre trent’anni di carriera. Vincitrice di numerosi premi tra cui il prestigioso Premio Minerva per le arti, prima musicista italiana ad esserne insignita; nel 2006 ha ricevuto l’alta onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Repubblica dall’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Com’è riuscita a realizzare tutto questo?
Il motore della mia carriera è sempre stata la passione. Tutto nacque quando avevo 7 anni e la maestra di seconda elementare ci assegnò il tema “Che cosa volete fare da grande?”. Ricordo che durante quel compito riflettei su quanto fossero affascinanti le lezioni di canto corale che facevamo una volta alla settimana e mi accorsi di essere attratta dal pianoforte. Nel tema scrissi dunque che volevo fare la musicista. Quella fu la scintilla che diede il via al mio percorso di studi e lavoro, fatto di continuo impegno e dedizione. Questa inarrestabile passione mi ha sempre permesso di far emergere tanta forza per viaggiare da sola e studiare con i grandi maestri in tutto il mondo. Ricordo quando Leonard Bernstein, uno tra i più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi, mi fece debuttare a Roma, un’occasione che tutti i musicisti avrebbero voluto avere. In seguito ho ricevuto altri riconoscimenti e fatto tante esperienze. Sono soddisfatta e felice di quello che ho realizzato finora. In tutti questi anni la mia famiglia mi ha sempre sostenuta molto e spinto a fare tante cose tra cui fin da piccola studiare inglese privatamente e diventare una brava sciatrice. Nel mio animo c’è lo spirito di competizione che per una carriera come la mia non guasta. E’ quel sale che fa fare dei passi in avanti.
-Perché ha deciso di rimanere in Italia?
A un certo punto della mia vita, a 30 anni, andai negli USA a studiare e un’università mi offrì un posto di lavoro. Non accettai e decisi di ritornare in Europa. Volevo dar seguito a una formazione diversa, avere un repertorio sinfonico sopratutto costituito da opere italiane per trasmetterle attraverso il mio dna. Pensai che conoscere meglio il testo mi avrebbe dato più chance e così è stato. Ora sono docente al Conservatorio di Bologna e tengo regolarmente seminari e Masterclass dedicati allo studio dell’interpretazione dell’opera. Viaggio ancora molto, sopratutto in Giappone, dove dirigo e insegno.
Ha mai vissuto discriminazioni di genere nell’ambiente dell’Opera?
Una volta un direttore artistico mi disse: “ma cosa vuole che io metta sul podio una donna?”. Certe orchestre però mi adorano come il Teatro Varna in Bulgaria dove ho diretto Cenerentola. Ho vissuto altri episodi di discriminazione, in alcuni casi diretti in altri no. Ho visto tanti uomini in questo ambiente passarmi davanti ed io essere messa da parte in quanto donna ma al di là di tutto io cerco di fare bene il mio lavoro con quello che ho a disposizione come se fossi nel teatro migliore del mondo. Questo mi appaga. Tirar fuori il meglio da tutto e da tutti credo che sia il nostro obiettivo.
Che cosa consiglierebbe ai giovani che si approcciano a questa professione?
Auguro a coloro che iniziano gli studi di avere passione. Secondo me è la chiave per fare bene ogni cosa e per riuscire. E poi impegnarsi nello studio con spirito giovane, con la voglia di mettersi sempre in gioco e di migliorare, a qualsiasi età. Per giovane intendiamo una persona con molta energia e proiezione verso il futuro. E questo esula dall’età. E’ il carattere che combina queste cose. E io per queso mi sento molto fortunata.
Cristina Ropa 7 maggio 2018