La META-MORPHOSIS DI ZHANG DALI A BOLOGNA

“Una mostra emozionante!” Così è stata definita l’esposizione di Zhang Dali a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni di Bologna dal professore dello Sichuan Art Institute Yu Ke questa mattina nel corso di presentazione alla stampa della mostra META-MORPHOSIS  che apre al pubblico dal 23 marzo a Bologna. “Una mostra da cui scaturisce una potente forza espressiva” anche secondo il presidente di Genus Bononiae.Musei nella città  Fabio Roversi Monaco . Un artista anticonformista , poliedrico, secondo Roversi, che ha trovato diversi modi per esprimere la sua essenza artistica e capacità, street-art inclusa, ” una street art che p destinata a finire nei musei”.

“La trasformazione è al centro della mia attività artistica” ha dichiarato Zhang Dali “Sono figlio della classe operaia, in 30 anni non mi sarei mai immaginato che la Cina diventasse così. In questi 30 anni ogni cinese è andato di corsa per stare dietro a questi cambiamenti epocali in cui noi artisti abbiamo cercato di capire queste trasformazioni e di non esserne tagliati fuori. Questo cambiamento cos’è e che cosa porta nella vita di ogni persona,  cosa porterá nel futuro? Compito degli artisti è mostrare la realtà di questo cambiamento anche se in questi cambiamenti profondi non c’è stato nessun cambiamento: siamo figli tutti di questo pianeta e dobbiamo continuare a vivere in questo pianeta. Tutto il mio lavoro ha a che fare con l’ uomo e queste differenze culturali alla fine non sono così grandi perché tutti dobbiamo trovare il modo per esistere vivere su questo pianeta”. 

 

“Tutte le mie opere hanno una stretta relazione con la realtà che mi circonda”. Si racconta così Zhang Dali, forse il più importante artista cinese contemporaneo sulla scena internazionale, che inaugura il 22 marzo a Palazzo Fava- Bologna Meta-Morphosis, la prima grande antologica italiana a lui dedicata: un omaggio che Fondazione Carisbo e Genus Bononiae – Musei nella Città tributano all’artista che a Bologna arrivò nel 1989, dopo i drammatici fatti di Piazza Tian’anmen, rimanendovi fino al 1995.

Pittore, scultore, performer, fotografo, padre della graffiti art in Cina, anche se la definizione che meglio lo inquadra è quella di street artist, per l’irriducibile volontà della sua arte di cercare un dialogo con tutti gli elementi – umani ed architettonici, corporei ed incorporei – che permeano lo spazio urbano.  I lavori di Zhang Dali, esposti nelle più importanti gallerie e musei di tutto il mondo – dal MoMa di New York alla Saatchi Gallery di Londra allo Smart Museum di Chicago –  sono frutto di uno sguardo profondamente umano e partecipe sulla Cina contemporanea e le sue drammatiche contraddizioni, sui rapidissimi cambiamenti che la crescita esplosiva del capitalismo ha portato con sé negli ultimi trent’anni, dalle drammatiche condizioni di vita dei lavoratori ridotti alla serialità, all’urbanizzazione selvaggia che cementifica e cancella la tradizione.

MOSTRA META-MORPHOSIS BOLOGNA PALAZZO FAVA ZHANG DALI foto Beatrice Di Pisa

Il titolo è un esplicito riferimento all’essenza stessa dell’arte di Zhang Dali, un segno di riconoscimento che lo distingue da tutti gli altri artisti cinesi suoi contemporanei: arte che tenta di rappresentare cambiamenti della Cina, facendone emergere le laceranti contraddizioni, i traumi e le ripercussioni che si riverberano soprattutto sugli anelli deboli della catena sociale, sui lavoratori che hanno pagato il prezzo più alto della transizione al capitalismo, sulla popolazione investita dalla rapidità di una trasformazione che tutto sovverte e cancella a ritmi vertiginosi. “Realismo estremo”, quello di Zhang Dali – secondo la fortunata espressione di Yu Ke, Caporedattore del mensile “Contemporary Artist” e Professore alla Sichuan Academy of Fine Arts – artista che si fa interprete del dovere dell’arte contemporanea di esprimere il dubbio sulla brutalità che permea la vita.

Bologna, 21/03/2018.
Palazzo Fava. Mostra ” META-MORPHOSIS” di ZHANG DALI.
Foto Paolo Righi/Meridiana Immagini

Nove le sezioni in cui sono raggruppate le 220 opere selezionate, tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni, che spaziano nell’imponente produzione artistica di Zhang Dali.

L’esposizione, ospitata nelle splendide sale di Palazzo Fava, affrescate dai Carracci, si apre con la serie di dipinti Human World, che Zhang Dali dipinge negli anni Ottanta, sul finire del periodo di studi all’Accademia Centrale di Arte e Design di Pechino: dipinti ad olio su carta in rosso, nero e bianco in cui dettagli figurativi si mescolano a una rappresentazione onirica, frutto del desidero di sperimentazione dell’artista in un’ottica di contaminazione tra arte orientale ed occidentale.

La rapidità dei cambiamenti urbanistici della Cina contemporanea, le macerie che fanno spazio alla modernità cancellando il passato sono al centro del ciclo di fotografie Dialogue and Demolition: sulle rovine delle costruzioni abbattute dalla furia della crescita urbana Zhang Dali traccia per anni, a partire dal 1995, il profilo del suo volto, utilizzando l’arma clandestina dei graffiti appresa a Bologna: un tracciato che, demolito, diventa finestra, rivelando il disturbante contrasto tra la Cina tradizionale e l’epoca contemporanea, e i costi della modernizzazione sul patrimonio storico e culturale.

In mostra anche il ciclo One Hundred Chinese, realizzato tra il 2001 e il 2002, documentario veritiero sulla condizione del popolo nel nuovo millennio, con la rapida globalizzazione del paese: le sculture, calchi di persone reali, diventano specchio di esistenze solo apparentemente ricche e privilegiate, in realtà stritolate dai ritmi della modernizzazione.

E ancora i grandi dipinti della serie AK-47 e Slogan: nei primi la sigla del kalashnikov, simbolo universale di guerra e sopraffazione, compone i ritratti di uomini e donne, svelando impietosamente la violenza quale elemento integrante e tessuto connettivo delle esistenze. Nei secondi gli ideogrammi che compongono gli slogan della Repubblica Popolare rivelano, grazie alle variazioni di scale cromatiche, le foto-segnaletiche di uomini e donne dal volto impassibile, privo di qualsiasi segno di gioia o dolore. Volti anonimi quanto gli slogan, appiattiti in una massa umana indistinta.

La violenza lascia spazio al silenzio e alla pace quasi metafisica nella serie World’s Shadows, realizzata con l’antico processo fotografico della cianotipia, che disegna su tela di cotone o carta di riso delicate ombre umane, animali e vegetali; una scintilla di eterno che si ritrova nelle grandi statue antropomorfe in marmo bianco (hanbaiyu) a grandezza naturale della serie Permanence, in cui corpi di persone comuni, lavoratori, migranti, scolpiti nel materiale delle statue degli dei e degli eroi, attingono al sublime che esiste in ogni singola esistenza.

La storia torna prepotentemente nei 100 pannelli della grandiosa serie A Second History, nei quali attraverso materiali d’archivio collezionati in sette anni Zhang Dali rivela impietosamente la sistematica manipolazione delle immagini operata dal regime a fini propagandistici degli anni dal 1950 al 1980.

Il percorso si chiude con la monumentale installazione Chinese Offspring, serie di sculture colate in vetroresina dei mingong, i lavoratori strappati dalle campagne per diventare parte del fagocitante meccanismo produttivo della Cina post-maoista. Una selva di sculture appese a testa in giù, a significare la mancanza di controllo che queste persone hanno sulla propria vita: una riflessione di devastante impatto sulla presente condizione di un popolo diventato ingranaggio di una macchina sulla quale non ha controllo.

“L’arte di Zhang Dali, pur confrontandosi con un orizzonte spazialmente e temporalmente circoscritto, diventa inevitabilmente una riflessione sulla condizione umana tout court: una dimensione in cui corporeità e spiritualità sono profondamente intrecciate e che, indipendentemente dalle differenze religiose, politiche, sociali rivelano l’appartenenza di ciascuno di noi ad un’unica comunità umana.” dichiara il Presidente di Genus Bononiae. Musei nella Città, Fabio Roversi Monaco.

In occasione dell’inaugurazione della mostra Meta-morphosis, il 23 marzo  Genus Bononiae e MAMbo organizzano il convegno internazionale “Contemporary art in Museums between economy and society”:  the role of museums for the dissemination of comtemporary art in society” con l’obiettivo di indagare la relazione tra i musei e il mercato dell’arte contemporanea, ruoli e influenze.

Il 24 marzo alle 18 Cineteca di Bologna proietta al Cinema Lumiere il docufilm inedito Senza Frontiere di Zheng Hao (Cina, 2018, 90’, ingresso gratuito). Il titolo del film richiama la convinzione dell’artista che l’arte sia l’unica forma espressiva capace di superare ogni frontiera e raccontare l’essenza stessa delle nostre vite.  Introducono la proiezione il regista Zheng Hao e l’artista Zhang Dali, moderati da Marina Timoteo, Direttore dell’Istituto Confucio dell’Università di Bologna e curatrice della mostra Meta-Morphosis.

A partire da lunedì 26 marzo presso la Marconi Business Lounge dell’Aereoporto “G. Marconi” di Bologna sarà visibile un’opera di Zhang Dali della serie AK-47 (acrilico su tela), che resterà visibile fino al 19 aprile: taglio del nastro alle ore 12. Dal 19 aprile al 24 giugno sarà in esposizione un cianotipo (olio su tela) dal titolo Moonlight.
 

Zhang Dali | Meta – Morphosis
Bologna, Palazzo Fava (via Manzoni, 2), dal 23 marzo al 24 giugno 2018

Un progetto a cura di Genus Bononiae, Musei nella città
Con il patrocinio di Comune di Bologna, Città Metropolitana di Bologna, Alma Mater Studiorum, Regione Emilia Romagna e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo