SetUp promette di stupire a Palazzo Pallavicini

Intervista a Simona Gavioli

SetUp 2018 nuova sede. Come farete a starci tutti?
Lo spazio non è più piccolo dell’autostazione, ma l’importante non sono i metri quadri, ma che le porte e le finestre siano spalancate per far entrare idee, energie, spunti. A Palazzo Pallavicini, nel 1770 suonò un bambino di nome Wolfgang Amadeus Mozart. Lo prendo come un segno: Bologna è una città che da sempre sa riconoscere la bellezza, il genio e la passione. SetUp 2018 ha la presunzione di essere all’altezza dello spirito di quel concerto. Anche se quasi nessuno dei nostri visitatori avrà la parrucca.
Qual è il tuo super potere?
Come dice Vasco Brondi, il mio superpotere è essere vulnerabile. Le cose che mi capitano continuano ad appassionarmi, a commuovermi e a non farmi dormire la notte. Il trucco è affrontarle con pazienza, che non è nemica dell’entusiasmo, ma che è invece la condizione per metterlo in pratica.
Visto che il tema dell’edizione 2018 è l’attesa cosa ti aspetti da questa edizione?
Mi aspetto di essere stupita, come SetUp ha sempre fatto nelle precedenti cinque edizioni. E’ una sensazione strana, ma che fa sempre un bell’effetto: passi mesi a pianificare nel minimo dettaglio ogni aspetto della fiera, poi va sempre a finire che c’è qualcosa a cui non avevi pensato, che ti stupisce e ti lascia a bocca aperta. E fintanto che Setup riuscirà a stupire me e il mio saff, vuol dire che stupirà anche i visitatori.

Che cosa stai aspettando?
Sto aspettando ciò che non mi aspetto. L’importante è non stare fermi nell’attesa. Cambiare per rimanere se stessi, proprio come sta facendo SetUp che quest’anno lascia la sua sede storica dell’autostazione per avventurarsi verso nuovi obiettivi

Dalla nuova sede intravedi nuovi orizzonti? E’ Cambiata la prospettiva di SetUp?
Guai se non ci fossero nuovi orizzonti! In realtà a SetUp i nuovi orizzonti non sono mai mancati e Palazzo Pallavicini ne offrirà di certo, alcuni attesi, altri completamente inattesi. La nostra prospettiva non cambia: essere aperte a 360 gradi per provare a intercettare tutto quello che si muove nel sottosuolo dell’arte contemporanea

Dove non mancherai in questo lungo fine settimana dell’arte?
Sicuramente ‘The Wall’ a Palazzo Belloni, una mostra e un percorso esperienziale fra opere d’arte e installazioni multimediali. Impossibile perdersi gli eventi del Mambo con la nuova direzione di Lorenzo Balbi, non mancherò di andare da Miro Gallery per la mostra di Livio Ninni e alla mostra SCART – il lato bello e utile del rifiuto a Palazzo Pepoli Campogrande.

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