Fino al 25 febbraio al Museo e l’Oratorio di Santa Maria della Vita la mostra René Paresce. Italiani a Parigi. Campigli, de Chirico, de Pisis, Savinio, Severini, Tozzi, a cura di Rachele Ferrario.
René Paresce (1886-1937) è stato protagonista del movimento degli Italiens de Paris, il gruppo degli artisti italiani residenti a Parigi tra gli anni Venti e Trenta e formato da Massimo Campigli, Giorgio de Chirico e suo fratello Alberto Savinio, Filippo de Pisis, Gino Severini e Mario Tozzi.
La figura di René Paresce è singolare nella storia dell’arte italiana e francese. A Parigi fin dal 1912 Paresce conosce Modigliani e Picasso, frequenta gli artisti dell’École de Paris, di cui fanno parte i metechi – gli stranieri come li chiamano con un certo disprezzo i francesi – che provengono da tutto il mondo ed eleggono Parigi a loro patria. Dal 1928 entra a far parte degli Italiens de Paris, in contatto con Mario Tozzi, l’anima organizzatrice del gruppo, e con Campigli con cui condivide il giornalismo oltre alla passione per la pittura.
A Parigi Paresce ha dipinto molte delle sue tele, ha frequentato artisti italiani e stranieri, ha vissuto da protagonista gli avvenimenti artistici della città di quegli anni, facendo da tramite nei rapporti tra gli autori italiani e di altri paesi europei, che avevano eletto Parigi a loro patria.
Nell’ultimo decennio Paresce è stato al centro di una significativa rivalutazione storico-critica che ha portato nel 2012 alla pubblicazione del catalogo generale (a cura di Rachele Ferrario), pubblicato dalla casa editrice Skira.
La mostra organizzata a Bologna in Santa Maria della Vita, colloca Paresce al centro del dibattito dell’arte italiana tra le due guerre a Parigi e ne approfondisce il ruolo nel gruppo de Les Italiens de Paris e nell’ambito della cultura europea.
LA MOSTRA
La mostra che si sviluppa negli spazi espositivi del Museo e Oratorio di Santa Maria della Vita, si basa sulle ricerche filologiche e storico artistiche sulle opere di Paresce e del gruppo de Les Italiens condotte negli ultimi quindici anni.
La curatrice Rachele Ferrario ha selezionato 73 opere che raccontano la storia della sfida lanciata da Les Italiens nell’ambiente artistico parigino, già attraversato dalle avanguardie e dal rappel à l’ordre, con una pittura che guarda alla tradizione italiana e la reinterpreta in una dimensione classica e onirica. I protagonisti del gruppo furono alcuni tra gli inventori più sorprendenti della mitologia e di un’arte legata all’idea di mediterraneità.
La mostra ricostruisce la storia espositiva del gruppo quando è stato possibile con le stesse opere delle esposizioni parigine del gruppo. La sezione dedicata a René Paresce propone una scelta di dipinti (oli su tela e gouaches) e disegni, mentre la parte sul gruppo degli Italiani a Parigi, una selezione di opere di de Chirico, de Pisis, Severini, Campigli, Tozzi, Savinio, provenienti da importanti collezioni pubbliche (Fondazione Boschi Di Stefano – Museo del Novecento a Milano, Mart a Rovereto).
Gli Italiani di Parigi furono importanti anche per il ritorno al mestiere che praticarono non solo in teoria ma anche nella pratica di utilizzo di tecniche pittoriche.
La mostra è stata l’occasione per studiare questo aspetto importante per la ricerca scientifica condotta con analisi di laboratorio specifiche sulle opere di alcuni dei protagonisti del gruppo – de Chirico, Savinio, De Pisis, Severini, Campigli e lo stesso Paresce -. Le analisi sono state condotte da Gianluca Poldi (Centro delle Arti Visive, Università di Bergamo), che ha analizzato i dipinti delle raccolte del MART di Rovereto e della Casa-Museo Boschi Di Stefano di Milano.
Le analisi, del tutto rare in queste occasioni, hanno consentito di comprendere meglio le peculiarità tecniche dei diversi artisti, dai materiali impiegati ai metodi realizzativi, dal disegno sottostante la pittura alle variazioni in corso d’opera, ottenendo informazioni assolutamente nuove e di particolare rilievo, in specie quelle sui fratelli de Chirico, su Severini e Paresce, permettendo di indagare le novità tecnico-espressive e gli aspetti della poetica veicolati dalle scelte tecniche.
L’ambiente parigino ha favorito – già sulla scorta dell’eredità delle avanguardie e forse soprattutto di Modigliani – lo sviluppo di alcune peculiarità tecniche che differenziano le ricerche di molti di questi autori da quelle del gruppo di Novecento e di altri pittori italiani coevi.
La mostra si avvale di un Comitato Scientifico composto dal Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi Monaco, dalla Direttrice dei Musei Civici Veneziani, Gabriella Belli, dal direttore del Mart di Rovereto, Gianfranco Maraniello, dallo storico dell’arte Enrico Crispolti e Francesco Paresce.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da BUP con testi di Marco Bazzocchi, Rachele Ferrario, Laura Iamurri, Gianluca Poldi e un regesto delle esposizioni con schede delle opere a cura di Daniela Ferrari e Rachele Ferrario.
Profilo biografico di René Paresce
René Paresce nasce nel 1886 in Svizzera a Carouge, vicino a Ginevra. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Firenze, aggiornandosi sulle ricerche più avanzate di artisti fiorentini come Ardengo Soffici. Dopo la laurea in Fisica all’Università di Palermo, rinuncia alla carriera scientifica per dedicarsi alla pittura e al giornalismo (dagli anni Venti sarà il corrispondente da Londra per il quotidiano “La Stampa”).
Nel 1912 si trasferisce a Parigi, dove dal 1925 al 1930 entra a far parte del gruppo degli Italiens de Paris. Abile tessitore di relazioni con gli artisti della Parigi di Montparnasse, Paresce frequenta i Café e partecipa alle animate discussioni sulle novità della pittura, entrando in contatto con personalità di spicco della Ville Lumière degli anni Venti e Trenta, che raccoglie intorno a sé artisti da tutto il mondo, in particolare dall’Europa. Nel 1928 proprio Paresce è incaricato da Antonio Maraini, che presiede la Biennale di Venezia, di scegliere gli artisti stranieri che vivono a Parigi per una sala della XVI edizione della Biennale di Venezia. Dal 1928 al 1933 Paresce espone a tutte le principali mostre del gruppo degli Italiens de Paris in Italia e all’estero, fedele a una propria fisionomia stilistica, e intesse rapporti con la Galleria del Milione a Milano, centro propulsore di idee innovative. Muore a Parigi nel 1937, dopo un avventuroso viaggio alle isole Figi, che compie passando per le Americhe.
Rachele Ferrario è storico e critico d’arte contemporanea, insegna all’Accademia di Belle Arti e allo Iulm, Milano. Collabora al “Corriere della Sera” e cura mostre (tra cui Camera con vista, Palazzo Reale, 2007 e Futurismi, Castello di Vigevano 2009). Nel 1998 ha scoperto un nucleo di 45 opere inedite di Paresce, di cui ha curato mostre antologiche, cura l’Archivio e ha pubblicato Lo scrittore che dipinse l’atomo. Vita di René Paresce da Palermo a Parigi, (Sellerio, 2005). Per Mondadori ha scritto la prima biografia su Palma Bucarelli, Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli, 2010 e Le Signore dell’arte, 2012 e Margherita Sarfatti. La regina dell’arte nell’Italia fascista, 2015. Per Utet ha scritto Les Italiens. Sette Artisti alla conquista di Parigi, 2017.
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