Emozioni e riflessioni sulla visita del Papa a Bologna

a cura di Padre Carlo Maria Veronesi

La visita di un Papa ad una città è sempre fonte di molte emozioni.
La Sua figura, la sua persona, le parole da Lui pronunciate e i gesti
da Lui compiuti parlano al cuore e mostrano come la missione della Chiesa
sia quella di indicare ad ogni uomo che è possibile incontrare Dio
ed amarci reciprocamente.

Domani arriva Papa Francesco a Bologna e genererà, specialmente in chi
sarà in Piazza Maggiore o allo Stadio, grande emozione e commozione.
Però oltre a ciò la Sua Visita a Bologna genera un forte momento di
riflessione sulla vita e sul futuro di ogni persona.
Il Suo arrivo all’ Hub di Via Mattei, dove sono presenti coloro che
giungono a noi dai Paesi africani, non è un gesto nè banale (purtroppo
l’emergenza migratoria è presente da molto tempo!) e nemmeno
ideologico.

Lì, invece, il Papa evidenzia come non possiamo più rimanere rinchiusi
nei nostri salotti e nelle nostre case, ma che occorre iniziare a
considerare maggiormente la nostra responsabilità in un contesto
di vita sempre più ampio che comunemente definiamo “globalizzato”.
Proprio davanti a nuovi fenomeni migratori e a notevoli cambiamenti
climatici e tecnologici, Papa Francesco ci sprona a metterci in gioco,
ad uscire dai nostri schemi, a guardare alla realtà e a donare il proprio
contributo per migliorarla.
Non serve, come usiamo comunemente, rimanere seduti sempre
indignati su ciò che non va:  Papa Francesco ci sprona a poter migliorare
il mondo anche se non siamo capi di governo o notevoli banchieri e
industriali.

Sarebbero molteplici le realtà da descrivere e che coinvolgeranno
Papa Francesco e la Città, ma un gesto non banale ma significativo,
sarà il Suo incontro con i familiari della Strage della Stazione,
delle vittime della Uno bianca e di tutti i fenomeni eversivi avvenuti
nella storia bolognese.

Questo particolare momento di incontro non è un gesto pietistico,
ma indica come intenzione di Papa Francesco sia quella di lenire
profondamente le ferite che ancora oggi porta con sè la città
di Bologna: ferite causate da meschini interessi e da persone che
hanno fatto trionfare in loro stesse l’odio e il disprezzo per la vita.
Papa Francesco ci testimonierà così, in una dimensione più personale
che pubblica, come possiamo anche noi farci prossimo, non solo
fisicamente, ma anche nel cuore, specialmente con chi ha subito
un male che sembra inguaribile.

Gesù, in fondo, nei suoi miracoli non ha mai solo guarito il corpo
nella sua realtà biologica, bensì interamente tutto l’uomo, compresa
la sua anima e la sua psiche.

La Visita di Papa Francesco vivrà poi la particolarità delle persone che
vorranno, anche solo idealmente, abbracciare il Papa argentino.
Una folla che, allo Stadio come in Piazza Maggiore, sarà sospinta
a voler incontrare il Santo Padre nella sua realtà di testimone
e padre di fede e di umanità, segno che Bologna e non solo essa,
ha bisogno oggi di guardare oltre, soprattutto chi sa donargli
coraggio e speranza.

Cardinal Biffi definì Bologna “sazia e disperata”.
Oggi forse la Città vive queste due dimensioni con l’aggiunta
di essere affamata di lavoro e di sicurezza economica e sociale,
come di amore, di condivisione e di comunione.
Papa Francesco ci guarderà tutti negli occhi, anche se saremo moltissimi
ad essere presenti in tutta la Sua giornata di Visita tra noi e ad ognuno
chiederà di non abbandonare la speranza e di rimboccarsi le maniche,
perché Bologna supererà ogni crisi e saprà camminare nel futuro grazie
all’impegno di tutti, in ogni luogo della Città e di ogni dimensione di vita.
Domani speriamo che sia veramente un bel giorno per Bologna: certo
saprà suscitare tante emozioni, però soprattutto, mi auguro, generino
molte riflessioni che possano spronare tutti ad essere costruttori della
casa comune, la nostra Città e il nostro tempo.