Una mostra fotografica visibile fino al 30 giugno nel Cortile d’Onore a palazzo D’Accursio come momento conclusivo di un interessante esperimento sociale che ha visto confrontarsi cittadini critici e altri favorevoli all’immigrazione, operatori e richiedenti asilo e che fornisce un contributo propositivo per le politiche future
Ogni foto racconta una storia. Di più: racconta una storia e insieme mostra il punto di vista del narratore, cioè di chi ha scattato la foto. C’è chi ha notato che l’integrazione degli immigrati passa anche attraverso il lavoro: chi si trova in una situazione lavorativa stabile e regolare ha più possibilità di altri di inserirsi nel contesto socio economico della realtà ospitante. C’è chi ha voluto rappresentare l’adattamento quasi mimetico alle abitudini di casa nostra fotografando il cartello apparso nell’androne di un condominio in cui “i signori del 1° piano” – così si firmano – si scusano preventivamente per l’eventuale disturbo che potrebbero arrecare ai vicini durante il mese del Ramadan rimanendo alzati fino a tarda notte e ai quali i vicini augurano buon Ramadan, mostrando di apprezzare l’educazione e la consapevolezza da parte di chi ha messo l’avviso di essere inseriti in contesti culturali differenti. C’è chi ha immortalato un momento di cordialità tra cittadini – un richiedente asilo e l’autista di un autobus – che si incontrano tutte le mattine e scambiano volentieri due chiacchiere.
Tutte queste storie (in tutto sono 40) emergono all’iniziativa “Integr-azione. Il punto di vista di cittadini, operatori e migranti, in immagini” realizzata in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato (20 giugno) nell’ambito di Bologna cares!, la campagna di comunicazione del Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati (SPRAR) del Comune di Bologna e visibile fino al 30 giugno nel Cortile d’Onore di Palazzo d’Accursio in piazza Maggiore.
Si tratta di un’originale esperienza realizzata a Bologna (prima città a concludere il progetto che verrà replicato a Roma, Milano e Crotone) con la tecnica del Photovoice che, attraverso la fotografia, riesce a far emergere i sentimenti più profondi e talvolta nascosti anche a se stessi.
Quattro gruppi – richiedenti asilo, operatori del sociale, cittadini favorevoli e cittadini critici riguardo all’accoglienza degli immigrati – coordinati dai fotoreporter Simone Padovani e Massimiliano Donati del gruppo Awakening, hanno messo a confronto il proprio sguardo sull’integrazione. Il risultato è a tratti sorprendente perché mette a nudo il sentire profondo, al di là degli stereotipi e delle ideologie. In alcuni casi, per esempio, l’opinione dei cittadini critici rispetto all’immigrazione coincide con quello dei bolognesi favorevoli, ma anche con quello dei migranti.
E’ quindi un progetto ricco di spunti di riflessione e di suggerimenti propositivi per le azioni future. Il richiedente asilo fotografato accanto al monumento commemorativo della Shoah, al quale si era avvicinato incuriosito perché non sapeva che cosa fosse, mostra – nelle intenzioni del migrante che ha scattato la foto – quanto sia importante conoscere la cultura del Paese ospitante, per una integrazione che funziona, con ricadute positive per tutte le parti in gioco. Le immagini in cui i richiedenti asilo sono ritratti in condizioni di abbandono, isolamento o costretti a chiedere l’elemosina da un racket di cui sono vittime attestano che l’integrazione passa prima di tutto dal coinvolgimento in attività lecite o di mutuo aiuto con altri cittadini, così come è stato realizzato dalla proprietaria di un’azienda metalmeccanica di Valsamoggia che è riuscita ad armonizzare persone e culture di origini diverse divenute sue dipendenti.