Il goloso puzzle della Bologna da bere e mangiare. Sarà finito?
di Gabriele Orsi
Posti dove mangiare un boccone al volo, dove prendere l’aperitivo, dove bere un paio di bicchieri la sera oppure dove sedersi a tavola e cenare con tutti i manicaretti della casa: la bella stagione è alle porte e a Bologna e dintorni i locali di recente apertura sbocciano come tanti fiori, qualcuno reduce da un letargo invernale, qualcun altro di fresca semina, altri ancora in fase di gestazione ma che presto esploderanno in tutta la loro bellezza.
Molti vanno a riempire tasselli vuoti di quel grande e goloso puzzle che è la Bologna da bere e da mangiare, alcuni prendono il posto di attività che hanno chiuso i battenti più o meno anzitempo, tutti cercano di dire, fare o proporre qualcosa di diverso dalla concorrenza sempre più agguerrita. Cambio di gestione e rinnovo parziale dei locali (ma totale dell’offerta, che è migliorata) a quella che era l’AB_AM71 e che ora si chiama Nuovo Caffè del Porto (via Guglielmo Marconi 71), luogo ideale per la colazione del mattino, l’aperitivo, la pausa pranzo, un caffè veloce o il tè del pomeriggio. Nuovi management anche al vecchio bar di via D’Azeglio, diventato PanOtto (via Massimo D’Azeglio 8/d), insegna dedicata a panini, piadine e taglieri di salumi e formaggi ma che propone anche caldi zuppotti, mentre la Tigelleria di Zia Anna (via Alfredo Testoni 5/h), che condivide l’ingresso con un anonimo ristomat, offre tigelle variamente farcite in un ambiente minuscolo che richiama una casa di campagna. Al posto di quella che era diventata la sede cittadina e gourmet del ristorante “all meat” Red Brick ora si trova Folks (via Frassinago 2/c), locale multitasking che spazia dalla caffetteria al cocktail bar al bistrot in un contesto di eleganza essenziale, Ripasso Bar à Vin (piazza Aldrovandi 5/c) invece è un interessante indirizzo dove sorseggiare un buon calice di vino e Hamerica’s (via Zamboni 56) è la succursale bolognese di una catena bostoniana specializzata in hamburger di qualità e altre specialità Made in Usa.
Ci sono poi le aperture che risollevano serrande da troppo tempo abbassate riportando in vita luoghi anche belli che era davvero un peccato lasciare vuoti e deserti: è il caso della vecchia Locanda Solarola di Castel Guelfo, ai tempi che furono albergo di campagna e ristorante bi-stellato Michelin dove mosse i suoi passi anche Bruno Barbieri e che oggi, dopo lungo e colpevole abbandono, è diventato 39 ITA Accademia (via Santa Croce 5, Castel Guelfo di Bologna), dove Luca Di Massa, portabandiera dei veraci pizzaioli napoletani, propone pizza ma anche cucina di livello mentre a gestire le quindici camere ognuna diversa dall’altra e l’albergo con piscina, sala da biliardo ed eleganti salotti ci pensa il socio Andrea Frabetti. Oppure di Pistamentuccia (via Alfredo Testoni 2/b), che sulle spoglie di quello che era lo storico ristorante La Braseria, meta di volti noti della Bologna che conta, ora offre in un ambiente moderno ed elegante un gustoso binomio fatto di pizza e cucina tipica romana, mentre alla galassia dei locali targati 051 appartiene l’Osteria del Mercato (via San Gervasio 1/e), ristorantino attivo dove una volta teneva banco RediPane e poi Maialino. Di vero e proprio ritorno al passato si può parlare invece per la Buca di San Petronio (via dei Musei 2/d), locale leggendario delle notti bolognesi piazzato sotto il caratteristico “portico della morte” che, dopo l’epopea del Pizza’s Italian Restaurant (fondato dalla stessa gestione del dirimpettaio Nu Lounge e poi passato in altre mani) ora torna al suo nome originale e alla sua antica vocazione fatta di tortellini, tagliatelle, lasagne, bolliti e cotolette alla petroniana.
Nuova gestione anche per un altro storico indirizzo bolognese, l’Antico Circolo Petroniano (via dell’Orso 9), un po’ club esclusivo e un po’ ristorante tradizionale che dalle capaci mani di Modesto ora è passato sotto la gestione degli eredi Faac mutando di poco il proprio target. Rinnovamento radicale invece per la pizzeria Café du Midi, che adesso è diventata Gesto (via Porta Nova 4), bistrot molto bello aperto solo la sera incentrato su una formula fatta di assaggini e tapas (carne e pesce) e dove le comande le scrive personalmente il cliente su una simpatica lavagnetta (poi usata come vassoio per portare le ordinazioni al tavolo).
Gli appassionati di biologico e cucina vegetariana non potranno prescindere da due indirizzi: Radici (via San Vitale 31/b) che al posto dell’enoteca-birreria In Bacco al Luppolo offre un menù di vini e cucina naturale, e Il Giardino di Creta (via Massimo D’Azeglio 1/d), sorto sul luogo di una gelateria-biscotteria e che, in spazi molto ristretti, propone piatti bio e veg, estratti e bevande calde.
Immancabile, ovviamente, una nuova gelateria: si tratta di Costa 39 (via Andrea Costa 39), mentre per una conclusione dolce si può optare tra una non-novità che però ho scoperto ora (quindi per me lo è), ossia la Torteria YouCake (via Antonio Gramsci 37/d, San Lazzaro di Savena), paradiso di chi ama le torte “old-style” e i cupcake, e il piccolo Naama Dolci (via IV Novembre 10), dove l’offerta è rappresentata da una curiosa commistione tra pasticceria nostrana e pasticceria tradizionale araba accompagnata da tè e caffè serviti all’orientale e offerti dalla casa (per chi lo vuole c’è anche il cous-cous).
Ma se non siete impazienti ci sono altre due new entries imminenti nel ricco panorama petroniano: per fine marzo è prevista l’inaugurazione da parte dell’Hotel I Portici della nuova sede della Bottega dei Portici. Nel capolavoro anni ’50 opera di Melchiorre Bega (piazza di Porta Ravegnana 2) troveranno posto un ristorante specializzato in tortellini e affini, un laboratorio di pasta fresca a vista, una rivendita di specialità tipiche bolognesi e uno spazio da destinarsi a concerti ed eventi, il tutto coronato da una terrazza con vista impagabile sulle Due Torri. E di lì a poco aprirà i battenti, laddove c’era Peacock (altro locale che a me piaceva parecchio ma che ha avuto vita breve) il nuovissimo Sticks (via Santo Stefano 8), locale che vede tra i soci ancora gli eredi Faac e gli ex-gestori dell’attiguo Bolpetta: in menù oltre 40 tipi di spedini dall’antipasto al dolce e a garantire sulla qualità lo chef Vincenzo Vottero (compagno di una delle socie) dell’Antica Trattoria del Reno, uno dei nomi più à la page e più validi della cucina d’autore in città.