di Serena Bersani
Bologna, il paradiso delle donne. Così veniva definita nel Settecento la nostra città, secondo una felice definizione di Anton Francesco Ghiselli, attento cronista del proprio tempo. E certo, ripercorrendo due millenni di storia, le bolognesi di cui è rimasto il nome nel succedersi di una storia raccontata sempre in chiave maschile sono davvero tante. In questo paradiso ci sono sante, ma anche artiste, scienziate, avventuriere, partigiane, atlete. Donne molto diverse dagli stereotipi e dai luoghi comuni, costrette a lottare per esprimere i propri talenti. Sarà perché siamo nella terra delle zdàure, alla lettera le “reggitrici” della casa, delle famiglie, del proprio microcosmo organizzativo, lavorativo, affettivo, come delle vere e proprie amministratrici delegate. Sarà che le bolognesi sono ancora oggi tutte un po’ zdàure dentro, anche a vent’anni con i piercing e i tacchi a spillo. Capaci di essere nel contempo il baricentro, la trave portante e il centro propulsore di sé stesse e di tutto ciò che amano.
Passione è la parola che accomuna tanti talenti femminili nella città universitaria per definizione, dove forse più che altrove hanno contribuito alla sua formazione culturale. Alle bolognesi si può attribuire il merito di aver spalancato alle altre donne ambiti professionali a esse solitamente preclusi come la letteratura, l’insegnamento accademico, le arti e le scienze più “virili” come la medicina. Di nobili o semplici natali, ricche o indigenti, alcune bellissime altre meno, forti e volitive, hanno il merito di aver contribuito alla crescita collettiva.
Furono le prime a mettere piede all’Università e a salire sulle cattedre più prestigiose. Si va da a Bitisia Gozzadini, la prima giurista dello Studio bolognese che nel Duecento doveva a vestirsi da uomo per poter insegnare, a Novella D’Andrea, dotta giovane giurista che nel secolo successivo era costretta a fare lezione con il volto nascosto da un velo perché la sua straordinaria bellezza non fosse elemento di distrazione per gli studenti. E poi Laura Bassi, la scienziata che diede impulso alla fisica moderna, e la dotta grecista Clotilde Tambroni.
Tra le bolognesi eccellenti del passato ci sono le muse dei grandi artisti, da Teresa Malvezzi, amata da Leopardi, a Cornelia Rossi Martinetti che fu un grande amore del Foscolo e amica di Monti, Canova, Byron, Chateaubriand.
Ci sono le sante, come Caterina de Vigri e Clelia Barbieri, e le artiste come la pittrice Elisabetta Sirani e la scultrice Properzia de Rossi. Ci sono le virtuose del bel canto come Anna Maria Peruzzi e Adelaide Borghi Mamo e le patriote risorgimentali come Brigida Fava, Anna Zanardi, Augusta Tanari e Carolina Pepoli che fu una protagonista della battaglia dell’8 agosto 1848. Ci sono le imprenditrici come Gilberta Gabrielli Minganti, la prima donna nominata Cavaliere del Lavoro, e le sindacaliste come Argentina Bonetti, la prima segretaria nazionale della Federterra, la massima organizzazione sindacale dei lavoratori all’inizio del Novecento. Non mancano le sportive come la ciclista Alfonsina Morini Strada, prima donna ammessa al Giro d’Italia, come Ondina Valla che vinse l’oro negli 80 metri a ostacoli alle Olimpiadi di Berlino del 1936, e come Carmen Longo, la campionessa di nuoto morta tragicamente in un incidente aereo a Brema nel 1966.
E poi ci sono le partigiane come Renata Viganò, l’autrice di L’Agnese va a morire, e la giovanissima Irma Bandiera che subì tremende torture prima di essere fucilata. E le operaie come Anna e Angela che si battevano per i diritti delle donne, arrestate davanti alla Ducati l’8 marzo 1855 e condannate a un mese di reclusione nel carcere di San Giovanni in Monte per avere distribuito la mimosa in occasione della Giornata internazionale della Donna, protagoniste del film documentario di Andrea Bacci Paura non abbiamo in anteprima al cinema Lumière mercoledì 8 marzo alle ore 20.
E, ancora, le grandi attrici, da Luisa Ferida uccisa insieme all’amante e collega Osvaldo Valenti perché fiancheggiatrice del fascismo, a Laura Betti musa di Pasolini, a Giulietta Masina moglie e protagonista di alcuni dei più bei film di Fellini.
Un po’ di ciascuna di queste donne del passato è dentro ogni donna di Bologna.
E oggi? Sono tante le bolognesi che si distinguono in ogni campo, dalla medicina alla scienza, dall’imprenditoria alla letteratura. Isabella Seragnoli, per esempio, nominata Cavaliere del Lavoro nel 2007 dal presidente Giorgio Napolitano, non è solo al vertice di un’azienda leader nel settore delle macchine automatiche per il packaging ma è anche una filantropa di rara generosità e assoluta modestia. La fondazione che porta il suo nome ha dato vita a strutture d’eccellenza nel campo della ricerca e delle cure oncologiche. Maria Luisa Altieri Biagi è una delle più importanti linguiste italiane, a lungo docente universitaria, accademica emerita dell’Accademia della Crusca, autrice di importanti studi di glottologia e di grammatica, nel 2002 insignita della medaglia d’oro della scienza e della cultura dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Abbiamo avuto una ministra come Federica Guidi, in precedenza vice presidente di Confindustria, amministratrice delegata di Ducati Energia, l’azienda di famiglia. E abbiamo Egeria Di Nallo, sociologa esperta di consumi e fondatrice dell’Associazione per la tutela e valorizzazione del patrimonio cucinario gastronomico tipico italiano e del programma Home Food che tutela e preserva, attraverso le Cesarine (centinaia di abili cuoche sparse in tutta Italia), i piatti tipici che si tramandano nelle famiglie. A proposito di cucina tradizionale, c’è la simpatica Alessandra Spisni, da anni vincitrice del Mattarello d’oro come migliore sfoglina d’Italia, fondatrice della Vecchia Scuola Bolognese in cui insegna ad allievi provenienti da tutto il mondo l’arte della pasta tirata con il mattarello e diventata volto televisivo con le sue partecipazioni a La prova del cuoco, dove mostra come cucinare le ricette tipiche del nostro territorio.
E poi ci sono le donne che curano le donne come Maria Cristina Cucchi, che dirige il reparto di Chirurgia oncologica e senologica del Bellaria o come Eleonora Porcu, responsabile del Centro di infertilità e procreazione medicalmente assistita del Sant’Orsola e nota a livello internazionale per le sue scoperte per combattere le difficoltà di procreazione.
Su altri fronti, ma sempre d’eccellenza, c’è un’intellettuale come Giancarla Codrignani, che è stata diverse volte parlamentare della Repubblica, impegnata nel movimento per la pace e coinvolta nelle problematiche di genere nell’amministrazione di Bologna e nell’Associazione Orlando. E’ anche una delle oltre mille giornaliste italiane aderenti alla rete Gi.U.Li.A (Giornaliste unite libere autonome, http://giulia.globalist.it), che si impegna per la diffusione di una cultura non sessista, per il corretto uso della lingua nei mezzi di comunicazione (perché le parole contano, come diceva Nanni Moretti in un suo vecchio film), per l’informazione corretta su temi come la violenza sulle donne, lo stalking e il femminicidio. E quando si parla di giornaliste, non si può non nominare una delle più grandi: Milena Gabanelli.
E ci sono grandi attrici. Una per tutte: Piera Degli Esposti, protagonista a teatro, al cinema e in televisione di centinaia di lavori. E le cantanti: da Silvia Mezzanotte ad Angela Baraldi, da Iskra Menarini che accompagnava Lucio Dalla al mito dei bambini di tre generazioni Cristina D’Avena. E le scrittrici. Citiamo, tra le tante, soltanto Danila Comastri Montanari, Grazia Verasani, Marilù Oliva e Simona Vinci, accomunate tra l’altro da una vena gialla e nera.
Ma quelle che riteniamo davvero le donne eccellenti di Bologna sono le tante che incrociamo all’alba all’uscita dagli ospedali dopo aver fatto estenuanti turni di notte, che vediamo sugli autobus dirette al lavoro o con le borse della spesa in una mano e un bambino nell’altra, che attraversano ogni giorno la città di corsa, prese da mille incombenze, divise tra la professione e il lavoro di cura. Sono queste che rendono ancora Bologna il paradiso delle donne ed è soprattutto a loro che auguriamo un buon 8 Marzo.