Frida, il Messico e l’arte del XX secolo a Palazzo Albergati

img_8867Non solo quadri, ma il  mondo messicano del XX secolo dove Frida Kahlo, Diego Rivera e altri artisti vivevano, operavano, amavano e lavoravano.
Video, vestiti, gioielli, musiche, quadri e fotografie. Un’esperienza a 360 ° quella della mostra La Collezione Gelman: arte messicana del XX secolo. Frida Kahlo, Diego Rivera, RufinoTamayo, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, Ángel Zárraga, aperta al pubblico dal 19 novembre al 26 marzo a Palazzo Albergati in Via Saragozza 28.

Curata da Gioia Mori, la mostra è patrocinata dal Comune di Bologna, ed è prodotta e organizzata da Arthemisia Group. Sponsor dell’iniziativa l’INBA (Instituto Nacional de Bellas Artes). Alla realizzazione della mostra hanno collaborato MondoMostre e Skira.

Per volontà dei prestatori e degli organizzatori, una parte del ricavato della mostra andrà a favore dei terremotati.

Frida Kahlo, Autoritratto con treccia, 1941, Olio su masonite, 51x38,5 cm. The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2016

Frida Kahlo, Autoritratto con treccia, 1941, Olio su masonite, 51×38,5 cm. The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2016

LA MOSTRA
Jacques e Natasha Gelman
I Gelman furono negli anni Quaranta-Cinquanta tra i personaggi più in vista del Messico, e la loro grande popolarità era dovuta all’attività di produttore cinematografico di Jacques.
La coppia Rivera aveva con il mondo del cinema una certa dimestichezza, come testimoniano le loro diverse presenze in documentari e corti, fra cui un interessante brano girato nello studio di Rivera a un anno dalla morte di Frida, nel 1955, proiettato in mostra.
In questa sezione sono riuniti tutti i ritratti commissionati dalla coppia, a partire da quelli realizzati da Diego e Frida nel 1943: il grande Ritratto di Natasha Gelman di Diego Rivera, in cui Natasha compare sdraiata su un divano sommersa da lussureggianti calle, e il piccolo Ritratto di Natasha Gelman di Frida Kahlo, in cui Natasha è ritratta a mezzo busto, truccata come una diva di Hollywood; il Ritratto di Jacques Gelman (1945) e il Ritratto di Natasha Gelman (1946) di Ángel Zárraga; il Ritratto di Natasha Gelman (1948) di Rufino Tamayo.

Diego Rivera e la Rinascita messicana
Quando Jacques Gelman arriva in Messico, il paese è al culmine di quella che sarà chiamata “Rinascita messicana”, un periodo che si estende dal 1920 al 1960. I protagonisti di questo rinascimento latino-americano sono i “muralisti”: Rivera, Siqueiros e Orozco. Erano tutti figli della rivoluzione del 1910, quella di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, e nel 1921 furono chiamati dal ministro dell’educazione, José Vasconcelos, a realizzare un vasto programma di arte pubblica come strumento di partecipazione e crescita culturale nella delicata fase postrivoluzionaria. Pur divenendo famosi a livello mondiale per i loro murales, non abbandonarono mai la pittura di cavalletto, e i Gelman selezionarono per la loro Collezione degli autentici capolavori.

In questa sezione, sono esposte le opere di Diego Rivera L’ultima ora (1915), testimonianza della fase cubista attraversata durante il suo soggiorno parigino, nata nel periodo in cui frequentava Picasso, Paesaggio con cactus (1931), Ritratto di Cristina Kahlo (1934), risalente all’anno in cui intrecciò una relazione con la sorella di Frida, Modesta (1937), Girasoli (1943), Venditore di calle (1943); di David Alfaro Siqueiros Siqueiros por Siqueiros (1930); di Rufino Tamayo, Tetti (1925) e Ritratto di Cantinflas (1948), dedicato all’attore comico che creò la fortuna di Jacques Gelman; sono poi presenti tre opere di María Izquierdo – due scene circensi (1940) e Naturaleza viva (1946) -, un’artista di grandissimo livello che fu presentata al pubblico messicano nel 1929 proprio da Diego Rivera, allora direttore dell’Accademia di San Carlos.

Frida Kahlo
kahloIl secondo piano di Palazzo Albergati è riservato al racconto dell’opera e della vita di Frida presentata attraverso diverse tematiche, e a Frida Kahlo icona fashion.

Frida Kahlo e la fotografia

Figlia di un fotografo, Guillermo Kahlo, ebreo tedesco di origini ungheresi, l’artista sapeva come porsi davanti all’obbiettivo: fiera e trionfante, seria e imbronciata, con lo sguardo da guerriera, senza indulgere in pose e gesti accattivanti. Si trovano qui le fotografie di Edward Weston, Fritz Henle, Leo Matiz, Lola Álvarez Bravo, che organizzò l’unica personale di Frida Kahlo in Messico, nel 1953. E campeggiano le foto a colori di Nickolas Muray, il fotografo statunitense di origine ungherese che Frida conobbe nel 1931, e con il quale ebbe una relazione che durò un decennio.

Frida Kahlo, dea azteca
In questa sala domina l’Autoritratto con collana, opera del 1933: intorno, gli scatti di Imogen Cunningham e Lucienne Bloch, in cui Frida appare abbigliata con gioielli; potevano essere bigiotteria da due soldi o di preziosa giada, ricchi pendenti coloniali in oro e una quantità di anelli, ma sempre in gran quantità, adorna come una dea azteca.
Frida Kahlo: biologa, naturalista
Questa stanza raccoglie una serie di opere che nascono dai tormenti fisici di Frida, che racconta le proprie sofferenze squadernando gli organi malati (la colonna vertebrale spezzata, il piede fasciato, il ventre sterile) e attutendo il dolore emotivo con l’esposizione scientifica. Fa del proprio corpo il territorio di indagine, esplorato con quell’occhio “tedesco e analitico” che le attribuì Rivera in uno scritto del 1943, da “naturalista e biologa”, come lei dichiarò. Frida espone spesso le sue indagini sul corpo attraverso immagini che sono riconducibili ai manuali di medicina, e in questa sala sono accanto a una serie di macrofotografie tratte dalle ceroplastiche settecentesche del Museo di Palazzo Poggi, in un’inedita e suggestiva consonanza tra le sue rappresentazioni e il mondo della medicina. In questa sezione: Frida e l’aborto (1932), L’aborto (1932) e i collages Cromoforo, Auxocromo del 1944.

Frida e Diego
img_8918“He sufrido dos accidentes graves en mí vida […] Uno, en que un tranvia me atropelló, cuando yo tenía 16 años: fractura de la columna, 20 años de inmovilidad… El otro accidente es Diego…”. Questa è la sezione dedicata a Diego, a cui Frida sentiva di essere legata carmicamente: oltre al Ritratto di Diego del 1937, l’Abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xolotl, del 1949, dove Diego appare tra le braccia di Frida come un infante. Qui è proiettato il video di Nickolas Muray del 1939 che racconta Frida e Diego nella Casa Azul.
A questo punto del percorso espositivo, il visitatore si cala nell’intimità della vita di Frida stessa entrando nella sua camera da letto, fedelmente riprodotta in una sala accanto ad abiti folclorici messicani degli anni Trenta-Quaranta.

Le mascotte di Frida
Cani e gatti, pappagalli e scimmie, colombe, conigli e un cerbiatto: questo era il colorato bestiario di cui si circondò Fruda, prendendosene cura come fossero bambini. Compaiono in diversi autoritratti come affettuosi compagni di vita, spesso con atteggiamenti consolatori quando Frida è triste per i dolori fisici o i tradimenti di Diego, e assumono le stesse espressioni dell’artista, irose, interlocutorie, fiere: sono di volta in volta le sue mascotte, ma anche i segni del suo stato d’animo.
In questa sezione: Autoritratto seduta sul letto (Io e la mia bambola) (1937), La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta (1943), Autoritratto con scimmie (1943).

Frida Kahlo, icona fashion
Frida Kahlo attraverso l’abbigliamento folclorico disegnò la propria immagine, rivendicò la propria identità messicana, ed espose chiaramente la propria ideologia. In questa sezione sono esposte le ricerche che i più grandi stilisti hanno dedicato a Frida Kahlo. Già nei primi anni Quaranta Elsa Schiaparelli elabora un abito-omaggio chiamato “Robe Madame Rivera”, iniziando dunque la trasformazione di Frida Kahlo in icona globale che investe tutte le espressioni della produzione culturale. Dagli anni Settanta a oggi, tante diverse “Fride” hanno sfilato sulle passerelle; in mostra, Frida nella drammatica costrizione del bustino (Gianfranco Ferrè, 1993 e Jean-Paul Gaultier, che ha concesso il video Tribute to Frida Kahlo, del 1997), nella ricchezza dei tessuti e degli intarsi colorati (Raffaella Curiel, 2008 e Antonio Marras, 2006), rivestita di quella fauna e flora che abitano i suoi quadri (Valentino, 2015).
A concludere il percorso, una serie di autoritratti diventati icone: Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto MCMXLI (1941) e Autoritratto come Tehuana (Diego nei miei pensieri o Pensando a Diego) (1943).

I dipinti della Collezione Gelmann formano due nuclei distinti: una parte dedicata ai grandi artisti europei del XX secolo, le cui opere oggi sono a New York, al Metropolitan Museum of Art. Un altro nucleo è rimasto in Messico, alla Fundación Vergel, ed è costituito da opere di pittori messicani.

Card Musei Metropolitani Bologna e Palazzo Albergati
Nell’ottica di un consolidamento della rete che vede unite le realtà museali e gli spazi espositivi pubblici e privati di Bologna metropolitana, il Comune di Bologna proporrà attraverso le sue Istituzioni culturali (Bologna Musei e Biblioteche di Bologna) e la Fondazione Cineteca di Bologna alcune attività di approfondimento dei temi trattati dalla mostra.
Inoltre, in occasione delle festività natalizie, dal 5 dicembre all’8 gennaio la Card Musei Metropolitani Bologna sarà in vendita presso il bookshop di Palazzo Albergati, dove sarà possibile acquistare anche uno speciale pacchetto regalo che include la Card e un biglietto open per la mostra al costo complessivo di 36 euro (card a 20 euro invece di 25 euro, biglietto open 16 euro).

Palazzo Albergati, via Saragozza 28

Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20
Ingresso 14 €, Ridotto 12 € (in entrambi audioguida inclusa)
Info Line: 051 030141

#mexicofrida
www.palazzoalbergati.it