Ladies and gentlemen: Andy Warhol

Maria Mulas, Andy Warhol, 1987, stampa fotograficaI selfie profetici di Warhol in Galleria Cavour
Dai travestiti dei bassifondi agli scatti della gente comune

Scelse dieci travestiti neri, li fotografò con la polaroid, li trasfigurò con le sue pennellate, li colorò, li ritagliò. E li espose a Ferrara a Palazzo dei Diamanti: era la mostra “Ladies & Gentleman”, la prima nella quale Andy Warhol scelse di non immortalare le stelle, ma gente sconosciuta, volti della strada, i “diversi” delle notti newyorkesi.

Oggi, dopo quarant’anni, le sue profezie arrivano in Galleria Cavour dove dal 25 gennaio al 2 febbraio sarà ospitata, arricchita e aggiornata, l’irripetibile mostra “Ladies & Gentleman”, realizzata dal padre della Pop Art nel 1975 e presentata da lui stesso a Palazzo dei Diamanti accanto a Pier Paolo Pasolini. Un grande appuntamento con l’arte, ma anche l’occasione di riflettere, di verificare, a distanza di quattro decenni, quanti segni del futuro questo grande visionario seppe cogliere quasi mezzo secolo fa. Le sue maschere di vita sono volti senza tempo, modelli umani replicati nelle sue varianti colorate, ironiche, provocatorie. Warhol presentò e ripresenta oggi in Galleria Cavour, con una modernità spiazzante, nuove identità sessuali, ideali femminei, immagini di una buffonesca- scriveva Pasolini- dignità regale. Le dieci enigmatiche figure della Drag Queen sono, come scrive lo stesso Warhol, “testimonianze viventi di come un tempo volevano essere le donne, di come qualcuno le vuole ancora, e di come alcune di loro vogliono essere ancora, archivi ambulanti della femminilità ideale”. Quei diversi che- annotava sempre Pasolini, presentando la mostra ferrarese- possono “trionfare a patto di non uscire da un comportamento che li renda riconoscibile e tollerabile”.
– L’allestimento della mostra “Ladies and Gentlemen 1975/2016 Andy Warhol” in Galleria Cavour, celebra anche il quarantesimo della nascita di Arte Fiera, dando l’occasione alla Galleria, il “salotto buono della città”, di stendere un ideale “red carpet” di benvenuto all’appuntamento che fa di Bologna il centro dell’arte internazionale.
– I volti e i soggetti delle opere di Andy Warhol renderanno il pubblico bolognese protagonista dello spazio della Galleria Cavour, che si trasforma in palcoscenico di vita e arte, dove ognuno potrà indossare maschere e identità e scegliere da quale parte dell’obiettivo stare: essere appunto “Ladies and Gentlemen”, realizzando una delle profezie del Maestro: “In futuro tutti avranno 15 minuti di celebrità”.
In Galleria Cavour i volti e i soggetti di Andy Warhol traghetteranno lo spettatore nell’immaginario dell’artista, portandolo con tenacia tra soggetti borderline a fare i conti con il presente e lo farà attraverso il suo potere immaginifico: dal sogno americano a metà degli anni 70 quando David Bowie e John Lennon cantavano l’anima di plastica delle celebrità, alla rivincita conservatrice degli ‘80 quando il prodotto si fa mito e la logica del mercato impregna ogni aspetto della vita politica, sociale e culturale.
Il progetto innovativo di Contemporary Concept, Spirale d’Idee e Password onlus riporta in Italia la mostra realizzata 40 anni fa dall’artista statunitense, arricchendola con materiali nuovi provenienti dall’archivio di Palazzo dei Diamanti con una sezione speciale a cura di Alessia Marchi e organizzata da Rossella Barbaro che mette in relazione le forme stesse che la mostra ha incarnato in 40 anni, inoltre il video girato nel maggio 1982 da Andy Warhol e Peter Wise durante un viaggio da New York a Cape Cod, nel Massachusetts, oltre ad una speciale sezione dedicata alle copertine realizzate per i dischi di David Bowie, Loredana Bertè e i Velvet underground, e con prestiti da collezioni private e tutte certificate dalla Fondazione “Andy Warhol Art Authentication Board”.

“Ladies and Gentlemen 1975/2016 Andy Warhol” è inserita nel circuito ufficiale di Art City Bologna 2016 e ha il patrocinio di Confcommercio Ascom Bologna, Accademia di Belle Arti di Bologna, Ferrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondo Video Arte, in collaborazione con il Consorzio e le Proprietà Immobiliari di Galleria Cavour.
La mostra “storica” prese le mosse da un progetto dell’artista americano “The American Dream”, e dall’idea dell’editore italiano Luciano Anselmino che suggerì a Warhol di usarlo per immortalare, non più le dive della Factory come Candy Darling, Jackie Curtis, Holly Woodlawn, ma i volti della gente, della società che stava cambiando, andando a prendere i soggetti dai bassifondi newyorkesi, tra splendore e solitudine.

LA MOSTRA
La mostra di Bologna, 40 anni dopo la prima edizione ferrarese, si presenta arricchita e aggiornata e ci traghetta ancora con più tenacia nell’underground costringendoci fare i conti con il presente attraverso il suo potere immaginifico. Warhol ci porta ancora in quel sogno, nel suo fatale viaggio dalla creatività downtown del Village e del Lower East Side al bel mondo dell’Upper East Side e di Park Avenue (e viceversa), dove il trionfo del capitalismo usa e getta si prepara a sacrificare ogni necessità ideologica alla vendibilità del prodotto, si tratti di idee o di macchine, di scarpe o di musica rock.
La mostra racconta le sorti del sogno americano dalla meta degli anni 70 – segnata dal successo di Fame, in cui David Bowie e John Lennon cantavano l’anima di plastica delle celebrità – alla rivincita conservatrice degli 80, quando il prodotto si fa mito e la logica del mercato di uno dei luoghi simbolo del lusso della città felsinea, Galleria Cavour, aumenta il suo significato.
La storia viene raccontata attraverso la selezione di circa 40 opere, provenienti per lo più da collezioni private italiane, giocando intenzionalmente sulla ripetizione ossessiva dei soggetti, praticata da Warhol come mezzo espressivo, e su una riproducibilità potenzialmente infinita dell’immagine tale da competere con la forza persuasiva della pubblicità e l’invadenza della comunicazione massmediale.
Questa sarà anche la rara occasione di vedere il video, proiettato in anteprima al Pan di Napoli, (superotto, colore, 110min. circa), girato nel maggio 1982 da Andy Warhol e Peter Wise durante un viaggio da New York a Cape Cod, nel Massachusetts.

LE OPERE – Cinque sezioni
Nella prima sezione la serie “Ladies and Gentlemen” realizzata nel 1975 prendendo come modelle le drag queen del club newyorkese The Gilden Grape, di seguito oggetto da parte di Pier Paolo Pasolini di un saggio scritto in occasione della personale di Warhol a Ferrara; o la serie dedicata allo scrittore danese Hans Christian Andersen nel 1987.
La seconda sezione ripropone i soggetti più noti, gli oggetti di consumo e le icone pop dell’artista sotto forma di rare stampe d ́autore, come il portfolio Marilyn, stampato da Aetna Silkscreen Products, New York e pubblicato da Factory Additions nel 1967.
La terza sezione è dedicata ai ritratti: eseguiti su commissione di noti imprenditori italiani oppure raffiguranti personaggi della Factory, come Joseph Beuys (con cui Warhol aveva più volte esposto a Napoli nel 1980-82) celebrato come superstar del mondo dell’arte e della comunicazione.
Fanno da contrappunto il ciclo Shoes Diamond Dust (1980), in cui la polvere di vetro conferisce un aspetto patinato agli oggetti più comuni, e i Camouflage (1986), dove la simbologia del mimetismo militare e piegata all’estetica espressionista della pittura astratta.
Una quarta sezione racconta le molteplici collaborazioni avute da Warhol con case discografiche, cantanti e gruppi musicali: da Thelonious Monk ad Aretha Franklyn, dai Velvet Underground ai Rolling Stones. Collaborazioni che hanno visto l’artista vestire i panni del produttore e, più spesso, firmare sin dal 1949 copertine entrate poi nella storia della cultura alternativa.
La quinta e ultima sezione, di carattere didattico, muove invece da alcune t-shirt riproducenti opere dell’artista, per costruire attorno all’idea di riproducibilità dell’arte e di “arte applicata” con possibili laboratori didatt