Ad Arte Fiera 2016 verrà presentata un’eccezionale opera d’arte in bronzo, creata dalla scultrice Lea Monetti: “La Laocoonte” o “Laocoonte Madre”, una versione femminile del famoso gruppo marmoreo ellenistico scoperto a Roma nel 1506 e conservato ai Musei Vaticani.
Come il Laocoonte antico è stato portato alla luce dal sottosuolo, così “La Laocoonte” è venuta fuori dal profondo dell’artista che, affrontando una sfida al limite del possibile, rischiosa per la propria immagine di scultrice e di donna, ha saputo trovare in sé le forze per trionfare sulle innumerevoli difficoltà tecniche, raggiungendo un’intensità di ispirazione che pone l’opera infine realizzata al sicuro da ogni accusa di facile parodia. Ritornando anzi al senso originario della parola greca, “La Laocoonte” è una parodìa, letteralmente “un canto nuovo”, una nuova celebrazione di un mito antichissimo, da un punto di vista tutto diverso: quello della donna, della madre e dell’artista donna e madre che difende le proprie figlie, le proprie creazioni contro ogni difficoltà, contro l’invidia e la cattiveria degli Dei.
In questo senso, secondo questa allegoria sussurrata dall’inconscio direttamente alle sue mani, Lea Monetti non poteva non fare della propria “Laocoonte” altro se non una madre trionfante: la sua madre antica resiste ai serpenti trovando nella compassione per le sue creature la risorsa di una forza straordinaria così come alle madri ordinarie capita, toccando vertici di energia miracolosa, in casi di pericolo estremo. “La Laocoonte” non leva gli occhi al cielo sprecando il proprio sguardo tragico in un’inutile ricerca di divinità da impietosire, ma guarda alla sofferenza di una figlia e in essa vede ciò che la spinge a liberarsi del mortale groviglio che la vorrebbe soffocare e uccidere.
L’opera nasce da un’idea suggerita all’artista da Marco Fabio Apolloni, antiquario, critico d’arte e scrittore, fondatore, assieme a sua moglie Monica Cardarelli, della “Galleria del Laocoonte” di Roma, una galleria specializzata in arte figurativa italiana del primo Novecento, in cui sono ammessi ad esibire solo pochi artisti contemporanei capaci di misurarsi in modo originale con la tradizione classica della civiltà artistica del nostro paese.
La galleria prende il nome dalla presenza nei suoi locali di una grande scultura marmorea raffigurante il Laocoonte, una versione manierista del gruppo classico del fiorentino Vincenzo de’ Rossi (1525-1587), autore delle “Fatiche d’Ercole che sono nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
E’ infatti a Firenze, a Palazzo Medici Riccardi dov’era in corso una personale della scultrice, nell’aprile del 2013, che Apolloni ha incontrato per la prima volta Lea Monetti, e dove, colpito dalla potenza delle sculture di lei e forse dalle antiche suggestioni di un luogo tanto importante per il Rinascimento italiano, le ha subito proposto di creare per lui e la propria galleria una Laocoonte donna.
Lea Monetti ha accettato la commissione con un entusiasmo sempre più trascinante, creando di furia i primi bozzetti e affrontando una lunga elaborazione dell’opera finale che è stata poi finalmente fusa a Pietrasanta nell’estate del 2015.
Il gruppo bronzeo è una figura terzina cioè grande un terzo del vero e a Bologna si espone la prova d’artista, patinata all’antica. Dell’opera saranno prodotti solo otto esemplari, ognuno con una patina diversa – ad esempio: color terracotta, terracotta policroma, bianco marmo, patina scura e oro – così da rendere ciascun pezzo assolutamente unico.
Con la scultura saranno esposti anche i bozzetti che hanno portato alla sua realizzazione e una formidabile testa della Laocoonte, ritratto della Madre per la quale Lea Monetti ha preso ispirazione scegliendo per soggetto, ma trasfigurandola, la mobile fisionomia di Claudia Contin, famosa come formidabile interprete della maschera di Arlecchino sulle scene di tutto il mondo.
Nel presentare l’arte di Lea Monetti a Bologna la Galleria del Laocoonte si è amichevolmente associata con la Galleria di Maurizio Nobile, da trent’anni incisiva presenza nel settore dell’antiquariato e del collezionismo di oggetti d’arte, databili fino al XXI secolo, che proporrà dal 23 gennaio all’1 febbraio la mostra “Eva contro Eva” presentando due opere della scultrice toscana al centro della quale sarà il confronto tra due versioni di Eva: un’Eva Mitica, opera esposta durante l’Expo 2015, rappresentata mentre siede pensierosa su un cumulo di torsoli di mela, quasi a significare che il suo peccato non sia possibile da scontare, perché costantemente ripetuto, e un’ Eva contemporanea, Eva 2000, che combatte contro la quotidianità di una vita sempre più frenetica e che sarà riconoscibile dal corredo tipicamente femminile posto ai piedi della scultura, che invita anch’essa ad una riflessione sul ruolo della donna tra innocenza e colpevolezza.
INAUGURAZIONE: 28 GENNAIO 2016
DATE ESPOSIZIONE ARTEFIERA: DAL 29 GENNAIO ALL’1 FEBBRAIO 2016