In occasione della ricorrenza dell’8 marzo, Conad sostiene le donne detenute e le donne che subiscono violenza con un’iniziativa solidale legata a braccialetti sartoriali confezionati in carcere. Per aiutarle a reinserirsi nella società e migliorare il loro futuro.
Un braccialetto Made in carcere per offrire una concreta opportunità di sostegno alle donne che vogliono lasciarsi alle spalle un passato difficile. E’ quello che esce dalle sartorie degli istituti di pena italiani e che diventa uno strumento per contribuire anche alla lotta contro la violenza alle donne. Un braccialetto non solo da indossare, ma che fa del bene ad altre persone.
Conad celebra in modo diverso dal solito la ricorrenza della Festa della donna e promuove, a partire dal 2 marzo, la vendita di 380 mila braccialetti sartoriali realizzati in materiale lycra riciclata e confezionati nelle carceri femminili da Officina Creativa per dare continuità al proprio impegno sul tema della sostenibilità e devolvere una quota del ricavato all’associazione DiRe -‐ Donne in rete contro la violenza, a cui aderiscono 70 centri antiviolenza presenti in tutta Italia. Centri in cui le donne che hanno subito violenza sono aiutate a superare il loro dramma personale grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e a numerosi altri servizi messi a loro disposizione.
Attraverso il marchio Sigillo, nato nel 2009, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria certifica la qualità e l’eticità dei braccialetti e di tutto ciò che è realizzato all’interno delle sezioni femminili di alcuni istituti penitenziari coordinando lo sviluppo di un’imprenditorialità femminile. Attraverso un modello di economia sostenibile che fa dialogare tra loro i laboratori sartoriali che operano a livello nazionale nelle carceri, alle detenute è offerta una concreta opportunità di reinserimento nella vita sociale, perché imparano un mestiere e percepiscono un regolare stipendio.
Da oltre quarant’anni Conad mette in pratica valori consolidati quali l’impegno sociale, il dialogo con le comunità, la condivisione delle loro necessità: un impegno solidale che trova sintesi nel sostegno a progetti nazionali e internazionali.
“Vogliamo celebrare la giornata dell’8 marzo non limitandoci al gesto di donare la mimosa, bensì offrendo alle donne più deboli – che vivono l’esperienza del carcere o hanno subito violenza – una concreta opportunità di chiudere con un passato difficile e contribuendo a migliorare il loro futuro”, dichiara l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. “Una sensibilità, quella verso la condizione delle donne, che si rispecchia anche nella nostra struttura. Sono anni che la solidarietà praticata ha un ruolo di primo piano in ciò che facciamo: i nostri clienti sono sensibili su questo tema e ci seguono nelle iniziative che proponiamo. I risultati che otteniamo ci spingono a fare sempre di più”.
“Una scommessa difficile, certo, ma la vitalità di questo progetto ha ricevuto numerose adesioni da parte delle direzioni di istituti penitenziari e delle cooperative sociali operanti nel settore del tessile”, fa notare il vice capo vicario del Dipartimento amministrazione penitenziaria Luigi Pagano. “Ad oggi sono oltre 15 gli istituti in cui il progetto Sigillo ha attivato laboratori sartoriali, grazie a un importante lavoro di collaborazione tra le cooperative promotrici dell’iniziativa, le eccellenze dell’imprenditorialità italiana e tutte quelle realtà penitenziarie territoriali che, mettendosi in gioco, offrono alle donne detenute coinvolte nel progetto nuove opportunità di crescita e di valorizzazione delle proprie capacità professionali. Il nostro obiettivo è quello di estendere il progetto a tutte le carceri femminili e per riuscirci abbiamo bisogno della collaborazione convinta di aziende e realtà produttive che credono nella missione del progetto Sigillo. E proprio in quest’ottica è nata la collaborazione con Conad per la produzione di braccialetti e tovagliette, che ha visto impegnate molte delle donne detenute impiegate nei laboratori sartoriali presenti negli istituti di Milano, Lecce, Trani, Vigevano, Santa Maria Capua Vetere, Genova e Torino”.
“E’ un grande piacere per noi collaborare con Conad in questa iniziativa”, sottolinea la presidente di DiRe Titti Carrano. “Il marchio Conad rappresenta un legame concreto e quotidiano con un numero enorme di donne di ogni regione, età, livello culturale. E’ proprio questo il pubblico che vogliamo raggiungere per informare tutte e tutti che la violenza maschile contro le donne è un fenomeno endemico, strutturale della nostra società. Dobbiamo sapere e far sapere che è possibile sottrarsi alla violenza e ricostruire la propria vita, come vediamo ogni giorno accadere nei centri antiviolenza. Per ottenere questo risultato è necessaria la collaborazione di tutti, delle istituzioni come delle grandi aziende. Ci rende poi doppiamente orgogliose partecipare a una iniziativa che coinvolge il carcere. Le donne in carcere hanno alle spalle una storia di dolore e fatica. Attraverso il lavoro, la cura delle proprie abilità, la socializzazione, molto si può fare per l’autostima e il futuro reinserimento di queste donne”.
Un problema di forte impatto sociale, quello delle donne che subiscono violenza. La cronaca quotidiana e le indagini giornalistiche degli ultimi anni sono piene di donne uccise da mariti, fidanzati, compagni, amanti, ex. Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise, una vittima ogni due giorni. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14 per cento (fonte: 2° Rapporto sul femminicidio in Italia, Eures). Dati allarmanti, ancor più perché registrati soprattutto in seno alle famiglie e tra le mura domestiche.
Sul fronte carcerario, le donne detenute sono presenti in tanti dei 201 istituti penitenziari italiani, 5 dei quali, peraltro, interamente per donne. Rappresentano il 4,3 per cento (2.349) della popolazione carceraria complessiva di 53.889 detenuti (fonte: ministero della Giustizia).