Scoperta grazie al progetto della Fondazione per il sostegno al restauro Sarà esposta in Pinacoteca poi tornerà “a casa” a Massa Lombarda. Avete tempo fino al 4 aprile per vederla:)
Una fotografia ritrovata quasi per caso in un archivio, un grande dipinto senza nome che giace da decenni nel deposito della Pinacoteca, la scoperta imprevedibile di un’identità e infine un restauro che riporta alla luce un’opera che si credeva perduta: sono gli ingredienti di una storia bellissima e antica, la cui protagonista è la pala della Madonna del Carmine con il Bambino e angeli dipinta nel Seicento da Michele Desubleo, l’allievo franco-fiammingo di Guido Reni.
La storia e il progetto Sostegno ai saperi e alle tecniche artistiche
La storia della scoperta della pala comincia nel 2012, quando la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna decide di promuovere il progetto triennale sul restauro “Sostegno ai saperi e alle tecniche artistiche”, con un finanziamento annuale di 50.000 euro. Il progetto ha tre obiettivi: ridare linfa alle attività artigianali del settore del restauro delle opere d’arte, colpite dalla crisi economica e dalla caduta verticale dei finanziamenti pubblici, con un’attenzione specifica ai giovani restauratori e ai laboratori più in difficoltà; offrire un contributo alla conservazione del patrimonio artistico attraverso l’individuazione e il restauro di opere trascurate e a rischio di un silenzioso e inarrestabile degrado; contribuire alla valorizzazione del patrimonio dimenticato attraverso lo studio e l’esposizione dei materiali recuperati. Il progetto nasce all’interno della Fondazione del Monte su proposta di Patrizia Rossi ed è coordinato da Massimiliano Gollini. Il responsabile scientifico è Angelo Mazza.
Il progetto mette in moto una serie di indagini preliminari durante le quali nell’archivio fotografico di Palazzo Pepoli Campogrande, sede distaccata della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Bologna, viene ritrovata un’antica fotografia della Madonna del Carmine. Lo scatto è anteriore alla seconda guerra mondiale pertanto ritrae il dipinto ancora in un discreto stato di conservazione, all’interno dell’ancona lignea nella Chiesa del Carmine di Massa Lombarda (Ravenna). Il grande dipinto, che misura 3,26 x 2,18 metri, viene poi gravemente danneggiato dai bombardamenti che il 26 giugno del 1944 e il 9-10 aprile del 1945 colpiscono il centro di Massa Lombarda, documentati da immagini fotografiche scattate all’interno della Chiesa del Carmine e oggi venute alla luce. Il passo successivo è la consegna dell’opera alla Soprintendenza di Bologna che provvede, subito dopo la guerra, alla sua salvaguardia. Poi l’oblio. Il dipinto giace da decenni nei depositi della Pinacoteca Nazionale, privo di indicazioni su provenienza e proprietà, con lacune di colore e lacerazioni che testimoniano un passato traumatico. E’ il ritrovamento della fotografia a dissipare le ombre sull’identità dell’opera: è la Madonna del Carmine che si pensava, erroneamente, distrutta dalla guerra.
Il recupero conservativo e la valorizzazione dell’opera
Accertata la scoperta, parte subito il restauro, eseguito tra il 2012 e il 2013, affidato al laboratorio di Adele Pompili e diretto da Angelo Mazza, con l’Alta Sorveglianza di Emanuela Fiori della Soprintendenza di Bologna, guidata da Luigi Ficacci. Le scelte adottate hanno puntato al pieno risarcimento visivo dei danni provocati al dipinto dal crollo di materiali edilizi dovuto allo sfondamento del tetto della Chiesa. La preziosa fotografia scattata nell’anteguerra ha fornito una guida sicura per la ricostruzione del volto della Vergine, in larga parte perduto, e di altre porzioni della tela. La perizia della restauratrice ha restituito l’immagine nella sua compiutezza. L’attenzione riservata al dipinto e lo studio che ne è derivato hanno consentito, per la prima volta, di riconoscere il suo autore nel pittore franco-fiammingo Michel Desoubleay, italianizzato in Michele Desubleo, fratellastro del caravaggesco Nicolas Regnier e uno dei principali allievi di Guido Reni, attivo a Bologna, Modena, Venezia e Parma. E’ stato inoltre possibile accertare che la storia antica dell’opera riconduce alla Chiesa del Carmine di Massa Lombarda, dove era stata collocata sin dall’origine, sul secondo altare di sinistra, vicino al presbiterio. La bellezza del dipinto impressionò gli ufficiali napoleonici che nel 1810 visitarono la chiesa colpita dalle soppressioni e disposero il ritiro dell’opera e il suo trasferimento a Milano. La ferma opposizione del podestà di Massa Lombarda sventò il pericolo.
Dopo il ritrovamento e il restauro (che ha riguardato anche l’ancona lignea intagliata e dorata che conteneva l’opera, e che viene eseguito dal restauratore Martin Kleinsasser), la Madonna del Carmine di Michele Desubleo tornerà “a casa” e il prossimo 4 aprile sarà riconsegnata alla città e ricollocata nella sua sede originaria. La Chiesa, oggi denominata Sala del Carmine, è uno spazio di proprietà del Comune di Massa Lombarda che ne ha curato la ristrutturazione come luogo per la cultura e lo spettacolo, ma che conserva tutto il fascino di una delle chiese barocche più interessanti della provincia di Ravenna.
Da oggi e fino alla ricollocazione a Massa Lombarda, la pala si potrà ammirare alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove è esposta nell’aula Gnudi.