Intervista a Fabio Castelli, direttore di MIA Fair, che ci traccia il percorso da seguire.
Sicuramente questa partecipazione in forma organizzata, sotto l’egida di MIA Fair, di una selezione di gallerie dedicate alla fotografia segna un’ulteriore importante tappa nel riconoscimento dell’importanza che ormai la fotografia, anche in Italia, riveste oggi nel campo dell’arte. Risulta più difficile delineare un percorso preciso, all’interno di questa consistente presenza di ben venti gallerie, ognuna con la sua storia e i suoi artisti: sicuramente sono rappresentati tutti gli ambiti in cui si esprime la fotografia, dal reportage al paesaggio, alla moda, alla ricerca formale, declinati nei tanti linguaggi e stili dei diversi autori. Si va dai grandi autori di reportage del Novecento, secondo l’impostazione classica, agli autori più attuali; e poi i fotografi che si interrogano sulla trasformazione del paesaggio contemporaneo, dagli americani agli autori della scuola tedesca, agli italiani; e ancora i fotografi che declinano il loro impegno nel campo della fotografia come pura ricerca artistica, attenta a quei modi espressivi che ne fanno un linguaggio tra i più praticati e moderni nel campo dell’arte. Questi diversi percorsi – e quindi parlerei di percorsi, al plurale, più che di percorso − sono rappresentati dai nomi più importanti della fotografia internazionale per i quali è inutile in questa sede fare un elenco.
Viaggi e non luoghi testimonianze del nostro tempo. Come è cambiata la fotografia nel corso degli anni?
Da questo punto di vista più che la fotografia è cambiato innanzitutto il mondo in generale che negli ultimi decenni è diventato davvero più piccolo, facilmente percorribile, a prezzi prima impensabili, in ogni suo luogo. Luoghi lontani, esotici, difficili da raggiungere, sono ormai alla portata di ogni fotografo che, armato di passione e buona volontà può realizzare servizi da proporre, attraverso le agenzie ma anche direttamente, al mondo editoriale. Molto dunque è cambiato negli ultimi anni riguardo a modi e tempi di realizzazione del reportage, costretto anche a confrontarsi con l’immediatezza del reportage televisivo, rispetto al quale conserva una più profonda caratteristica di immagine concepita per essere fruita in modo più lento e meditato.
In un decennio dove lo sviluppo delle nuove tecnologie colloca la fotografia alla portata di tutti, quale messaggio lancia la fotografia d’autore?
Il passaggio dal procedimento analogico a quello digitale consente, oltre alla versatilità di ripresa e di post-produzione diretta e immediata l’invio in tempo reale delle immagini qualora queste avessero un carattere di urgenza. Quando invece la fotografia coniuga l’informazione con la ricerca formale, dà vita a immagini di alta qualità visiva che poi sono quelle cercate, oltre che dall’editoria più attenta, dai galleristi che portano le fotografie d’autore nei loro spazi e nelle manifestazioni deputate. Il messaggio che ne scaturisce è quello legato alla sostanziale specificità del mezzo, di rappresentare cioè un significato di attenta riflessione sul mondo basata non tanto sulla tempestività ma sull’essenza, sul significato degli eventi e dei luoghi. Fabio Castelli
Fabiano Parisi, The Empire of light 04, 2014, giclée print su carta baritata, 100x150cm, ed.1 di 8, courtesy Fabiano Parisi