Sempre più intensa la crisi dei consumi.
Le vendite sono diminuite del 7,9 per cento, un valore mai raggiunto. Al 31 marzo 2013 le imprese attive nel dettaglio erano 437 in meno (-0,9 per cento) rispetto ad un anno prima
Per gli esercizi al dettaglio in sede fissa, le vendite a prezzi correnti sonodiminuite infatti del 7,9 per cento nel primo trimestre del 2013 rispetto all’analogo periodo del 2012.
Alla data del 31 marzo scorso, le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 47.527 ossia 437 unità in meno (-0,9 per cento) rispetto ad un anno prima.
Queste indicazioni emergono dall’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio realizzata in collaborazione da Camere di commercio, Unioncamere Emilia-Romagna e Unioncamere italiana.
La crisi è più dura per il dettaglio di prodotti non alimentari che accusa una caduta delle vendite del 9,6 per cento e per gli esercizi specializzati alimentari che registrano un calo del -7,6 per cento. La tendenza negativa interessa anche le vendite di prodotti alimentari e non, degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini, che comunque contengono la flessione all’1,5 per cento.
L’andamento delle vendite continua a mostrare una forte correlazione con ladimensione aziendale, con una specie di effetto soglia.
È stato infatti particolarmente pesante per la piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti), che accusa un calo del –10,8 per cento. Leggermente meno duro per lemedie imprese distributive (da 6 a 19 addetti), che diminuiscono del -8,6 per cento. Nettamente inferiore, perché la flessione accusata è del -3,3 per cento, anche per quelle più grandi (da 20 addetti in poi), ma comunque più ampia rispetto a quella del trimestre precedente.
L’andamento complessivo
L’aggravarsi della crisi non ha determinato però un ulteriore sostanziale accumulo delle giacenze. La quota delle imprese che le giudicano eccedenti si è lievemente ridotta al 14,6 per cento, scendendo al di sotto sia dei livelli dei primi nove mesi del 2008 sia di quelli della primavera estate 2009.