Ecco i cambiamenti della comunità Lame di Bologna.
Intervista a Stefano Peloso, coordinatore di Lame In Transizione di Beatrice Di Pisa
Lame in Transizione è il primo quartiere in transizione a Bologna?
Si! E’ il primo a Bologna e forse il primo anche in Italia. In realtà non è neppure un quartiere perché Lame fa parte del quartiere Navile che comprende una zona più ampia. Abbiamo scelto di lavorare in una zona abbastanza piccola e di rivolgerci alla comunità di persone che ci vive intorno, alla mia comunità visto che io stesso vivo in via Zanardi. Fanno parte della comunità le persone che incontro ogni giorno per strada, in farmacia, all’orto comunale, a scuola, al bar.
E’ chiaro che anche Bologna è una comunità ma non sono in contatto con le persone che abitano in Mazzini, per intenderci.
Quando è nata Lame in Transizione?
Ci siamo “ufficializzati” nel giugno 2010 ma il movimento nasce nel 2008 su iniziativa della associazione culturale Zoè che già aveva provato a fare una festa “Fuori dal guscio” per coinvolgere i giovani in un giardino in zona Lame con una mostra sull’acqua e informazioni sulla raccolta differenziata e altre iniziative; nel 2009 il gruppo è venuto a conoscenza delle Città in Transizione e alla seconda edizione della festa ha invitato Cristiano Bottone, uno dei fondatori di Transition Italia e cittadino di Monteveglio; da lì è partito tutto.
Quali passi di transizione avete fatto in questi 2 anni?
Innanzitutto abbiamo cercato di aumentare il grado consapevolezza delle persone in relazione ad una serie di problematiche legate alla Transizione come il cambiamento climatico, il picco del petrolio (probabilità di avere meno energia in futuro) e organiz- zato diversi incontri e dibattiti a tema per
far conoscere alle persone informazioni importanti. Allo stesso tempo abbiamo cercato di lavorare sulle proposte e ricreare una comunità che in realtà non c’è.
Collaboriamo con la Biblioteca Lame al Centro Civico, dove ci hanno messo a disposizione una sala al primo piano per incontri, dibattiti, proiezioni. Dall’anno scorso abbiamo iniziato a lavorare con le scuole, facendo gratuitamente gli orti che quest’anno ci piacerebbe curassero loro in autonomia.
Il tema degli orti e della produzione del cibo è un argomento che interessa e piace molto: dalla coltivazione alla proposta di acquisti collettivi (G.A.S.), oppure gli incontri con produttori che hanno iniziato a venire al mercatino ogni mercoledì, di fronte alla bocciofila.
Abbiamo collaborato con il quartiere Navile nel momento in cui si doveva proporre la raccolta differenziata e infine abbiamo creato un Gruppo Energia che si occupa di trovare soluzioni per risparmiare energia (lampadine, doppi vetri, coibentazione degli edifici) e per studiare il modo di utilizzare pannelli fotovoltaici e energie rinnovabili. Per i condomini si può studiare cosa si può fare; il tetto solitamente è di tutti e per risparmiare energia elettrica potrebbero essere installati pannelli fotovoltaici; è fattibile ma un po’ per pigrizia, un po’ per disaccordi è una pratica che non si fa. Abbiamo parlato con un paio di condomini per proporre un lavoro più ampio sull’esempio inglese delle transition street, gruppi di transizione nelle vie o nei condomini che se sono molto numerosi costituiscono già delle comunità, ma non abbiamo ancora iniziato concretamente.
Si tratta di una serie di incontri a casa dell’uno e dell’altro sui temi dell’acqua, dei trasporti, dell’energia, che dovrebbe permettere sia di studiare soluzioni per “risparmiare” energia, sia di rafforzare il senso di comunità di queste persone.
Quando vi incontrate?
Abbiamo scelto di incontrarci tutti i martedì alla Biblioteca Lame; l’ ultimo martedì del mese si incontra il gruppo guida per programmare le attività del mese successivo, un incontro aperto comunque a tutti e man mano pubblichiamo gli eventi sul blog e attraverso la mailing list.
Usate aiuti europei o governativi per i vostri progetti?
Per il momento alla comunità europea non ci siamo arrivati e non usiamo nemmeno altri finanziamenti. Certo che se esce un bando interessante al quartiere potremmo valutare ma non è essenziale. Potendo, vorremmo provare a fare tutto da soli, “soli” nel senso di comunità, e anche se non ci sono i soldi lo si fa lo stesso. Ci piacerebbe fare come a San Lazzaro dove è stato costituito un Consorzio Energia che con finanziamenti privati
ha realizzato l’impianto fotovoltaico sul tetto della scuola. Non si sa mai, qualsiasi cosa succeda ci piacerebbe che le scuole dei nostri bambini potessero funzionare lo stesso. Il modo per fare le cose si trova se lavoriamo insieme.
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