Se illumino un oggetto con una luce gialla, vedrò l’oggetto di un colore tendente al giallo; lo stesso se lo faccio con una luce rossa. E lo stesso vale per una stanza, una casa un palazzo, una città, un giardino. Se illumino l’oggetto con una luce bianca, l’oggetto mi restituirà un insieme di colori maggiormente simili ai colori che percepisco con la luce del giorno.
Se illumino un oggetto con una luce radente, percepirò maggiormente la materia, ne apprezzerò le imperfezioni, il movimento; se lo illumino con una luce zenitale o frontale, percepirò maggiormente gli aspetti plastici, la forma più che la materia, i contorni più che le superfici; se lo illumino con una luce diffusa ne apprezzerò la tridimensionalità, la sua relazione con lo spazio.
La luce artificiale, così come il taglio e la modulazione di quella naturale, è dunque uno strumento per comunicare un punto di vista su un oggetto, su uno spazio, è uno strumento per evidenziare alcuni valori piuttosto che altri, è la comunicazione di un’idea, è uno strumento per progettare lo spazio. Questo attiene il lighting design, il progetto della luce.
Il risparmio energetico, alla luce delle considerazioni fatte, non è un obiettivo autonomo ma si declina all’interno di una concezione della luce e dell’illuminazione come atto progettuale, così come il risparmio energetico in architettura, si declina all’interno di un progetto -appunto- architettonico. Il perseguimento del risparmio energetico senza un progetto e una visione di come stiamo modificando lo spazio e il tempo rimane atto tecnico, per quanto pregevole.
E’ evidente che il progetto della luce -anzi il progetto in sè- oggi non può prescindere da considerazioni anche di carattere energetico: non considerare questo aspetto sarebbe un atto fuori dal tempo. Il risparmio energetico anzi ci spinge a trovare una linea armonica con il mondo. Il lavoro che cerchiamo di fare dunque è quello di trasformare in atti progettuali una presa di coscienza del nostro tempo.
E’ possibile fare questo anche nelle esperienze piccole e quotidiane, come il progetto di illuminazione della mia camera da letto, in modo da ammantare gli oggetti e la camera tutta dell’idea che ho della camera da letto, o come il progetto, temporaneo e giocoso, dell’illuminazione di una sera in un ristorante. Per farlo occorre conoscere un poco le tecnologie -led, ioduri metallici, fluorescenza- e le conseguenze che il tipo di luce che quella tecnologia produce ha sugli oggetti. Insieme alle considerazioni fatte all’inizio ci sono quindi quelle più tecniche sulla temperatura della luce, che si traduce in luci fredde o calde, sul tipo di lente, che può diffondere la luce o concentrarla, sulla posizione della fonte luminosa nello spazio che può essere vicinissima, vicina o lontana rispetto all’oggetto da illuminare e anche sul design dell’apparecchio che uso per illuminare, anch’esso determinante per qualificare lo spazio.
Rimane, immanente, l’idea e il valore che conferisco alle cose e allo spazio, che prescinde da tutte le luci e da tutti i colori.
di Matteo Grilli
Laboratorio March’ingegno