Tre giorni dedicati alla regista più acclamata della scena italiana: Emma Dante. Tre giorni in cui sarà possibile vedere in una stessa sera i tre spettacoli della Compagnia Sud Costa Occidentale, che compongono la “Trilogia degli occhiali” e in cui verrà presentato il recentissimo film documentario che le ha dedicato Clarissa Cappellani. L’appuntamento è da venerdì 20 a domenica 22 gennaio, alle ore 21 (domenica ore 17), a Teatri di Vita a Bologna (via Emilia Ponente 485; info 051.566330 – www.teatridivita.it).
A Emma Dante Bologna dedica un omaggio, ospitando a Teatri di Vita tre spettacoli: “Acquasanta”, “Il castello della Zisa”, “Ballarini”. Tre spettacoli autonomi, ma indissolubilmente legati da temi di marginalità (povertà, vecchiaia e malattia) e da un oggetto comune ai personaggi: gli occhiali. Tre storie, tre visioni per un’unica esperienza di grande teatro.
Ad accompagnare questi tre piccoli gioielli della regista siciliana, è prevista la presentazione del film documentario “Emma Dante Sud Costa Occidentale” di Clarissa Cappellani (prodotto nel 2011), che “svela” i segreti della creazione di Emma Dante, spiando per anni il suo lavoro nelle prove con gli attori durante la realizzazione dei suoi capolavori.
Emma Dante è stata la regista rivelazione del primo decennio del secolo. Con la compagnia Sud Costa Occidentale, fondata dalla regista a Palermo nel 1999, ha rivelato un’altra Sicilia e un altro teatro. Acclamata in Italia e in Europa, dopo aver attraversato spazi alternativi e enti lirici, pluripremiata e diventata oggetto di numerosi libri, in appena una dozzina di anni Emma Dante ha lasciato un segno importante nella scena teatrale internazionale portando alla luce una teoria di spettacoli indimenticabili.
Acquasanta: un uomo, interpretato da Carmine Maringola, si ancora sul palcoscenico, a prua di una nave immaginaria, impegnato a salvarsi dalla finta burrasca che mette in scena per rievocare i ricordi della sua vita di mozzo.
“E’ imbarcato dall’età di 15 anni e da allora non scende dalla nave. Non crede alla terraferma, per lui è ‘n’illusione. Sopra la sua testa pende il tempo del ricordo: una trentina di contaminati ticchettìano inesorabili. Poi suonano e tutto tace. Il mare smette di respirare e ‘o Spicchiato rivive l’abbandono. Un giorno la nave salpa senza di lui, lasciandolo solo e povero sul molo di un paese straniero: la terraferma. Proprio lui che senza la nave si sente perso, lui che ha votato la sua vita alla navigazione, lui che giorno e notte ha bisogno di parlare con il suo unico grande amore: il mare. Le voci della ciurma, del capitano, gli rimbombano nella testa e ‘o Spicchiato, cantastorie, tira i fili dei suoi pupi”. (Emma Dante)
Il castello della Zisa: ancora una storia di emarginazione, attraverso la figura di un ragazzo assistito da due donne, che vive in uno stato catatonico.
“Nicola ha gli occhi aperti ma non vede. Vive in un istituto assistito da due donne. La giovane e quella più anziana, tra una preghiera e l’altra lo puliscono, lo sfamano, lo rimproverano e lo stimolano con alcuni giocattoli, lanciandogli palle, palline e hula hoop. In uno stato catatonico, Nicola sta seduto su una piccola sedia, da quando, bambino, fu strappato alla zia nel quartiere popolare della Zisa dove viveva davanti a un favoloso castello… in quel castello è rinchiusa la sua infanzia, la sua spensieratezza… dalla mattina alla sera davanti alla finestra se ne stava a contare i diavoli appollaiati sul tetto e a difendere il castello che di notte diventava d’argento cu tutti ‘i stedduzzi che ci facevano da coroncina. Ma un giorno, Nicola, guardiano del castello con la maschera di drago e i guanti di artigli, viene spodestato…” (Emma Dante)
Ballarini: “Ballano. Lui con la testa poggiata sulla spalla di lei. Lei aggrappata alla giacca di lui. Si baciano. Lui la tocca. Lei si fa toccare. Lui le strofina la coscia con una gamba. Lei gli tiene la gamba per non fargli perdere l’equilibrio. Lui si sbottona la giacca e poi la patta dei pantaloni. La stringe a sé. Ha un orgasmo. Lei si soffia il naso e si gratta la coscia. Lui estrae dalla giacca un orologio da taschino: meno 5… meno 4… meno 3… meno 2… meno 1… al rintocco della mezzanotte lui fa scoppiare un piccolo petardo. Lui e lei si baciano. Lui infila la mano in tasca ed estrae una manciata di coriandoli. Li lancia in aria, festoso. La guarda. Lei lo guarda: tanti auguri, amore mio.” (Emma Dante)
Il documentario Emma Dante Sud Costa Occidentale, realizzato nel 2011, racconta la storia della compagnia teatrale Sud Costa Occidentale. In compagnia della regista e dei suoi attori, il film ripercorre questi anni di lavoro e successi: dai primi spettacoli con Emma attrice, alle prove clandestine in un ex-carcere del centro storico di Palermo, alla messa in scena della Carmen nel Teatro alla Scala di Milano.
“Il rapporto, l’amicizia e la conoscenza di lunga data con Emma e i suoi attori mi permette di “stare in mezzo” senza dare nell’occhio, senza bloccare per imbarazzo o pudori quel dare il “peggio di sé che l’attore deve offrire come atto d’amore”, per citare la stessa Emma Dante. Da questa familiarità il documentario acquista un tono intimo, più simile ad un diario, ad un album di ricordi, che non al classico documentario critico-biografico. Con questa impostazione la storia del teatro di Emma Dante non è qui narrata attraverso le sue opere teatrali, ma ritrovando nelle prove dei vari spettacoli il senso profondo della sua arte e della sua poetica”. (Clarissa Cappellani)