Bologna messa in vetrina. Gli occhi del mondo de per una settimana, tra il concerto di Paul Mc Cartney e il Motor Show, non si staccheranno dalle due Torri. Il mainstream torna a occupare le prime pagine dei giornali e, dati alla mano, non poteva farlo nel migliore dei modi.
Chissà quanti avrebbero sperato in un nuovo tour dell’unico dei due Beatles sopravvissuti ancora propenso ad affrontare dei tour. Eppure Paul Mac Cartney, di solito visibile in televisione grazie a qualche performance al Colosseo o a Buckingham Palace, è passato per Bologna. Via indipendenza bloccata dai fans ammassati fuori dall’hotel era il minimo che ci si potesse aspettare. Ci sono state anche le vetrine dei negozi, in cui per tutto il week end hanno campeggiato i gadget dei Beatles, le radio, che ci hanno riportato indietro di 40 anni e ultimi, ma non certo meno importanti, i Fans. A Casalecchio, ironia della sorte proprio nei pressi di Via Jonn Lennon, ci sono fan dei Beatles di tutte le età. Se le popstar con la carta di identità più stropicciata fanno questo effetto per ovvia conseguenza della propria popolarità, è anche vero che mai come in questa occasione si è assistito ad una testimonianza autentica di come la musica dei Beatles abbia lasciato il segno, attraversando in tutti i modi pubblico di ogni età e target.
L’emozione è palpabile sin dall’apertura dei cancelli. Dei fanatici, che hanno pagato una cifra che sfondava il tetto dei mille Euro, ha assistito al soundcheck di “Macca” e della sua band da dietro una transenna riposta appena oltre la metà dell’audience. Unico privilegio l’aver potuto ascoltare l’esecuzione del classico ‘Lady Madonna’, non inserito nella setlist che ha poi potuto ascoltare il resto dei comuni mortali. Ma veniamo al concerto. In un clima di festa generale a farla da padrone è l’incredulità. “Capita una sola volta nella vita” è la frase che si sente più spesso, assieme a una serie di congetture circa la vita e la morte presunta dell’eroe in questione. Paul, nel frattempo, si gode la intro da dietro le quinte, elargendo di fronte alla sua band una serie di smorfie con cui accompagna il passaggio di ‘Back In Ussr’. Mentre il pubblico scoppia in un boato per le clip proiettate sugli megaschermi a fondopalco – da segnalare la totale assenza di impalcature e americane – il tour manager ci allontana. Paul e la band seguono una sottile striscia illuminata che da dietro le quinte porta direttamente sul palco. Le luci si accendono e l’arena è un tripudio. Paul saluta. Si parte. ‘Magical Mistery Tour’ apre le danze e l’incredulità iniziale cede il passo alla naturalezza con cui la band esegue il classico dei Beatles. Se si esclude la citazione di ‘Foxy Lady’ di Jimi Hendrix, sorprendentemente non colta da una buona fetta di pubblico, il resto della setlist composta da oltre 35 brani verrà intonata all’unisono. Dei Boati hanno accompagnato le dediche a George e John, rigorosamente in italiano, mentre Paul mostrava una forma smagliante, sorprendendo sotto ogni aspetto ogni più rosea aspettativa. Sound perfetto, esecuzioni impeccabili e una scaletta infinita che ha lasciato per ultime ‘Let it be’, che ha consegnato alla storia un’arena commossa alle lacrime, ‘Live and let die’, accompagnata da fuochi e botti che hanno richiamato fortemente la fortunata cover dei Guns’n’Roses, ‘Hey Jude’, il medley ‘The Word/All you need is love’ fino a ‘Yesterday’, che ha definitivamente steso i presenti. La band si assenta per un minuto salvo poi farvi ritorno con Paul che brandisce una bandiera tricolore, il pubblico impazzisce ancora una volta.’Helter Skelter’ prima, e il medley ‘Golden Slumbers/ Carry That Weigh’ poi chiudono il concerto. Il pubblico sgrana gli occhi per l’ultima volta, mentre Paul abbandona il palco per recarsi dietro le quinte. Qui indosserà uno stravagante accappatoio rosso scarlatto e verrà condotto sul tourbus, tutto in non più di trenta secondi. I presenti abbandoneranno l’Unipo Arena parlando come se avessero assistito al concerto dei propri sogni.