E’ cambiata l’immagine del SANA di Bologna, completamente rinnovata e focalizzata su tendenze e nuovi stili di vita, dall’alimentare alla cosmesi. E’ finita l’era dei pendolini!
La borsa della spesa piange? Non quella bio e naturale. In controtendenza e forte crescita. Fenomeno interessa tutta la popolazione e non solo gli integralisti. La richiesta delle persone è quella di un mercato etico e in relazione sempre di più con i soggetti del consumo che non possono essere considerati solo mere conquiste di una marca. L’intervista con Giampaolo Fabris, professore ordinario di Sociologia dei Consumi all’Università San Raffaele e direttore dell’ Osservatorio permanente sui consumi del SANA. Professore, il mondo è in continuo cambiamento.
Qual è il nuovo che emerge sempre che al NUOVO vi si possa dare una forma?
Il Nuovo è un Nuovo allo stato nascente per cui in una società che è liquida per definizione non ha ancora una forma strutturata. Tuttavia, i fenomeni che emergono sono molti; emerge, per esempio, un desiderio di prodotti naturali un po’ a 360 gradi che va al di là delle frange più integraliste, massimaliste, verdi che ci sono state da sempre. E questo desiderio si sta diffondendo in gran parte della popolazione italiana soprattutto nell’ALIMENTARE con 2 motivazioni: la prima, condivisa certamente da tutti, è che i prodotti naturali non hanno porcherie dentro, non hanno inquinanti, sono più buoni, fanno bene alla salute. Motivazione in realtà non propriamente nuova, nuovo se mai è il segmento che va aumentando in consistenza. La parte nuova è che accanto a questo tipo di motivazione comincia a diffondersi in ampi strati della popolazione una crescente consapevolezza dei problemi ambientali, ripeto, questo fenomeno non interessa più soltanto i segmenti integralisti, massimalisti, della cultura “verde”. Così, il PRODOTTO BIOLOGICO è il prodotto che non violenta la terra, è frutto ed espressione di una cultura non intensiva, è un prodotto in cui si dà importanza, al rapporto con il territorio. Questa presa di consapevolezza generalizzata è tanto più importante perché avviene – lei sa che il prodotto biologico costa un 15 o 20% in più – in un momento in cui gli italiani hanno chiuso un po’ i cordoni della borsa, anzi l’orientamento è a spendere il meno possibile e a fare i maggiori risparmi, invece il biologico sta aumentando fortemente le sue vendite; questo mi sembra un segnale importante.
Il biologico dunque è in controtendenza?
Sì e il PRODOTTO NATURALE che una volta era limitato sostanzialmente al settore alimentare adesso comincia ad estendersi verso altre merceologie, prima di tutte la COSMESI. Accanto a fenomeni inquietanti, come il lifting, la chirurgia plastica cresce la richiesta, all’opposto, di naturalità nei prodotti da trattamento, cosmetici, che non rovinano la pelle, più gentili anche se ancora non sono così efficaci come quelli di estrazione chimica. Il problema grosso è che mentre il biologico è certificato, il cosmetico naturale è in una fase di passaggio; esistono due o tre società di certificazione ma manca la comunicazione al consumatore e siamo in attesa di una normativa. Credo che se ne parlerà in questi giorni al SANA. Così quando chiedo, per esempio, un latte detergente naturale sia effettivamente naturale.
Biologico e naturale che differenza c’è?
Il biologico è sempre attentamente certificato e controllato, il prodotto naturale ad oggi è una denominazione non dico di fantasia ma qualcosa di simile. Quello che il consumatore vorrebbe sentirsi dire è che c’è una prevalenza di prodotti naturali sui prodotti di sintesi. Per quanto riguarda la cosmesi non si sa esattamente quanta parte di prodotto naturale ci sia. Esistono anche cosmetici biologici ma sono una piccolissima parte. I prodotti naturali si acquistano prevalentemente in erboristeria, in farmacia o in catene di cosmesi naturale non in profumeria canale che sta perdendo in termini di vendite. Una domanda “verde” comincia anche a estendersi in settori dell’abbigliamento e di prodotti per la casa. E’ un paniere di prodotti eco-sostenibili che cominciano a imporsi nell’immaginario collettivo. La percentuale di persone con comportamenti eco-sostenibili – lo stiamo monitorando al SANA – sta aumentando costantemente. SANA sta intercettando un trend sociale, di costume, non solo di mercato estremamente importante e sta diventando sempre più rigorosa e coerente. La casa che è la terza anima di SANA in futuro potrebbe – a mio parere- crescere e diventare un vero e proprio punto di riferimento dell’eco-sostenibilità. continua